giovedì 16 giugno 2011

Il castello di giovedì 16 giugno



AOSTA - Torre del Lebbroso

Antico bastione romano, venne successivamente trasformata in residenza feudale dai nobili Friour, potente famiglia che la abitò tra l'XI e il XV secolo. Nel corso del ‘400 fu costruita la torre scalare sul lato nord per permettere un più comodo accesso ai piani, mediante una scala a chiocciola, e vennero aperte le finestre in pietra sul lato sud. L'edificio è conosciuto nella storia locale per una serie di curiosità che la riguardano: per molto tempo fu abbandonata e il suo nome da Friour divenne Frayeur (paura). Nel 1660 la costruzione venne acquistata da Bonifacio Festaz che nel 1682 la legò all’Hospice de Charité d’Aoste. Nel 1773 passò all’Ordine Mauriziano che vi ospitò fino al 1803 Pietro Bernardo Guasco da Oneglia, un lebbroso che vi fu rinchiuso fino alla morte per evitare il contagio della cittàe che lì vi morì. Pietro Bernardi Guasco, ultimo esponente di una ricca famiglia nobile che nei secoli aveva progressivamente perduto i suoi possedimenti, dopo aver perduto tutto, contrasse la lebbra, come a sancire definitivamente il declino della sua casata e, nonostante i nobili trascorsi, venne rinchiuso a passare i restanti anni della sua triste vita in questa famigerata torre. Un giorno, una leggiadra dama spinta dalla curiosità (e si sa che la curiosità è femmina), si affacciò all' uscio socchiuso della torre proibita e vi scorse quest' uomo, di affascinante aspetto, ma devastato dalla malattia, che continuava la sua vita nella fierezza e nella nobiltà d'animo. Da questo incontro nacque incredibilmente l' amore, che durò fino al termine dei giorni del povero Pietro, deceduto a 52 anni. Ogni giorno la fanciulla passava davanti alla prigione, prima scambiando sguardi e poi, vincendo la paura del contagio, portando doni e beni per rendere le pene del Guasco più sopportabili. La conoscenza dei due si strinse sempre più e quest'amore, apparentemente impossibile, divenne realtà, anche se solo a distanza, filtrato dalle sbarre del lazzaretto, superando ostacoli invalicabili. Dai momenti di intimità attraverso le sbarre, alle dolci e morbide parole, questo amore aveva tutto ciò che si sogna, tranne una cosa: un futuro. Pietro Bernardo peggiorava progressivamente rendendo sempre più rari gli incontri con la sua amata. La sofferenza di questa era senza fine, inconsolabile pregava affinchè Dio concedesse la salute al suo caro, ma ciò non avvenne. Quello che rimase fu solo la forza di un amore, che supera le barriere del pregiudizio e del tempo. Di questo amore, decadente e impossibile, venne a conoscenza lo scrittore della Savoia Xavier de Mastre, ufficiale al seguito dell'armata napoleonica, che la narrò nel suo racconto 'Le lepreux de la citè d' Aoste' rendendolo così immortale. La torre fu poi utilizzata come ricovero per i parenti delle vittime di colera e come osservatorio meteorologico. Il canonico Carrel comunicava ai giornali le temperature rilevate ai 600 m di altitudine della torre. Alla fine del XIX secolo l'edificio fu restaurato con fondi statali, e oggi appartiene alla Regione Autonoma Valle d'Aosta che ne ha fatto sede di importanti esposizioni d’arte. Nel 1963 in occasione del bicentenario della nascita di Xavier de Maistre una targa commemorativa fu apposta sul lato orientale.

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