sabato 25 febbraio 2012

Il castello di sabato 25 febbraio



MONASTERACE (RC) – Castello

Un primo castello fu edificato sotto i bizantini (X-XI secolo) per dare una certa sicurezza al primo nucleo costruito in seguito alla distruzione di Caulonia. Il centro del paese fu sgombrato dalle case dei contadini per dare spazio necessario alla sua costruzione e per apprestare un nuovo sistema di difesa contro i Turchi. Il castello nel corso dei secoli subì ampliamenti, manipolazioni ed anche ricostruzioni a seguito soprattutto dell'avvento delle armi da fuoco e del degrado apportato dall'assalto predatorio d'incursori e di terribili sismi. L'attuale struttura risale al Cinquecento. E’ a forma quadrata - il lato esterno misura circa 42 metri - con il piano base che è elevato dal terreno dagli otto ai quindici metri a seconda del dislivello del terreno. Gli angoli del castello sono rinforzati da quattro torri a forma di parallelepipedo a base rettangolare. Al suo interno vi è un ampio cortile, lungo metri 18 e 60 e largo metri 16 e 50, al centro del quale vi è una profonda ed ampia cisterna che serviva per accogliere l’acqua piovana attraverso un sistema di tubature. È privo di merlatura per i danni subiti nel corso dei sismi del 1659 e del 1783 e non più ricostruita perché ritenuta inutile per i nuovi sistemi di difesa. Sotto la dominazione aragonese fu dominio dei Principi Caracciolo dal 1347 al 1464 quando Luigi Caracciolo lo passò agli Arena Conclubet, signori di Santa Caterina (nel 1486 la casata d'Arena dei Conclubet rimase coinvolta nella congiura dei Baroni contro il re Ferrante d’Aragona e fu privata delle terre) che nel 1478 lo diedero al cosentino Guglielmo Monaco per volontà del Duca Alfonso di Calabria, figlio di re Ferrante. Nel 1486 fu acquistato dal patrizio napoletano Silvestro Galeota i cui discendenti ne tennero il possesso fino al 1654 col titolo di Principi di Monasterace, per passare quindi al maestro di Campo Don Carlo della Gatta che assunse il titolo di principe (1647 ca.), al Principe Giacomo Pignatelli Duca di Bellosguardo (1680 ca.), dal 1705 al Marchese Domenico Perrelli di Tomacelli e ai suoi discendenti col titolo di duchi, ai baroni Abenante (1750-1806), ai Martucci, al Barone Giacomo Oliva (già nel 1844), al barone Scoppa, alla famiglia del Marchese Di Francia. Questi nel 1919-22 vendette il castello a Giuseppe Sansotta che a sua volta lo rivendette a diverse famiglie del luogo che ancora lo abitano ma che lottizzandolo ne deturparono l'aspetto originale. L’accesso al maniero avveniva mediante un ponte levatoio dal lato ovest. In epoche a noi vicine, il ponte levatoio è stato sostituito da un collegamento stabile in muratura ( un ponte sorretto da un arco in mattoni), che immette nel cortile attraversando un portale che conserva ancora caratteri costruttivi originari. L’entrata appare oggi stretta per la costruzione successiva di corpi aggiunti. Nel sottosuolo esistono alcuni vani che successivamente sono stati trasformati in ambienti abitativi dagli ultimi proprietari. Di fronte al portone d’ingresso si trova una scalinata che conduce al piano superiore. A sinistra dell’entrata vi è una vecchia porta che permetteva di scendere attraverso due rampe di scale nella parte bassa del castello costituita da quattro cunicoli comunicanti con l'esterno. Attraverso il primo cunicolo si comunicava con l’esterno presso la località Vallone, lato sud del paese. Dallo stesso versante, un altro cunicolo comunicava con l’esterno presso la fontana antica ovvero vicino all’abbeveratoio degli ani¬mali, sito in contrada Signore Iddio. Il terzo cunicolo comunicava con l’esterno presso la località Oliveto, posta al lato nord del paese. Infine il quarto cunicolo, il più lungo, comunicava con la zona presso il mare non lontano dal Faro Punta Stilo. I cunicoli avevano lo scopo di permettere ai contadini, intenti a svolgere i lavori dei campi, a riparare nel castello durante le minacce in vista dei saraceni e dei turchi. L’allarme avveniva per mezzo di segnalazioni tra gli uomini di guardia sulle torri del litorale e le guardie all'erta sulle torri del castello. I cunicoli servivano inoltre per deposito di riserve alimentari e per alloggi delle guardie del feudatario. Di interesse è anche la stanza situata nell’angolo a nord-ovest, un tempo adibita a prigione.

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