giovedì 10 maggio 2012

Il castello di giovedì 10 maggio




SCALEA (CS) – Castello normanno

Così chiamato in quanto venne costruito dai Normanni, che nell'XI secolo furono investiti dal Papa del compito di "rivedere" l'ordine civile ed ecclesiastico instaurato dai bizantini. I Normanni edificarono questa fortezza sui resti di una rocca longobarda e con essa segnarono il loro dominio sui numerosi feudi della zona circostante. Fu Ruggiero d’Altavilla che combatté e vinse i bizantini ricostituendo gli ordinamenti della Chiesa. A lui si deve anche l’ampliamento della fortificazione verso il 1060. Nel castello fu firmato il "Patto di Scalea" con il quale si doveva dividere la Calabria conquistata e da conquistare tra Roberto il Guiscardo e Ruggiero suo fratello. Il maniero fu ereditato da Roberto, detto Scalone, figlio di Roberto il Guiscardo, da cui prese il nome l'omonimo Passo sulla strada statale Belvedere M.mo-SantAngata D'Esaro. Verso il 1250 vi nacque Ruggiero di  Loria (o di Lauria) che fu grande ammiraglio di Aragona ed in seguito del regno di Napoli. Sua madre era l'istitutrice di Costanza di Svevia, moglie di re Pietro d'Aragona. A soli trentotto anni questo piccolo e povero barone di Calabria divenne Ammiraglio. Dagli storici navali fu definito secondo solo ad Andrea Doria ed è inoltre conosciuto come il vincitore della guerra dei Vespri Siciliani. Il Castello divenne una fortezza vera e propria due secoli dopo, quando la dominazione angioina prevaricò quella sveva che aveva, a sua volta, estromesso quella normanna. Insieme alla torre di Scalea fu duramente attaccato, nel 1522, dalle flotte del corsaro turco Dragut che in una notte d’agosto, narra la tradizione, entrarono nella rada e sbarcarono sulla riva alcune centinaia di armati, .. il guardiano di  servizio alla torre di avvistamento avrebbe dovuto dare l’allarme se avesse vigilato attentamente…… ma sembra non essersi accorto di nulla…….Le squadre d’assalto attaccarono il paese immerso nel sonno……e dilagarono per i vicoli, uccidendo, saccheggiando, incendiando. Il castello fu dimora di molti feudatari tra cui i Pascale, i Sanseverino, i Caracciolo, gli Spinelli e, in ultimo, i Lanza-Branciforte che lo tennero sino alla fine della  feudalità, abolita per decreto Napoleonico nel 1806. Da quel momento, purtroppo, fu abbandonato e andò in rovina. Ciò che non ha fatto il tempo l'ha fatto l'uomo che per la sua indifferenza ha permesso che nel 1908 questo monumento diventasse la base per la costruzione di un acquedotto. Della poderosa fortificazione sono rimasti ruderi di torrette, di baluardi e del mastio centrale.

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