venerdì 4 maggio 2012

Il castello di venerdì 4 maggio




CALABRITTO (AV) – Castello dei principi Viscido in località Quaglietta

L'abitato di Quaglietta, che dal 1928 non è più Comune ed è stato unito a quello di Calabritto, vanta una ricco passato. Feudo dei Rossi da Gesualdo, dei Marchesi di Santa Lucia, dei De Vicariis, dei Baroni del Plato e dei D'Ayala-Valva rivestì notevole importanza grazie alla sua posizione strategica per il controllo della Valle del Sele. Simbolo dell'abitato è il possente castello di origine normanna o, più credibilmente, longobarda (secondo la tradizione, sarebbe stato costruito nel 840 per volontà di un barone longobardo, il cui nome era Britto), anche se ridotto a rudere. Avere la possibilità di vederlo dal vivo è davvero uno spettacolo straordinario, a cui le immagini non rendono adeguata "giustizia". Il castello, arditamente realizzato in una posizione strategica di dominio sulla valle sottostante, su di un blocco di pietra, attorniato nel corso del tempo dal borgo medioevale, ancora oggi appare minaccioso ed imponente, con la sua torre quadrata, il “mastio”, che si eleva al centro della costruzione. L'edificio, di forma quadrangolare (anche se il quarto lato si presenta alquanto irregolare) venne ampliato verso la fine del XVII secolo dal Barone de’ Rossi, che provvide soprattutto a restaurare ed innalzare la torre centrale.  Tra il 1500 e il 1600 quasi tutti i fortilizi, che sorgevano per lo più su alture fuori dell'abitato, furono abbandonati dai loro abitatori che si trasferirono in sontuosi palazzi baronali fatti costruire in pianura. Tutto questo non si verificò per Quaglietta, dove il castello, eretto nel pieno centro del paese, continuò ad essere abitato dai suoi proprietari per molti anni ancora dopo l'abolizione del feudalesimo. Ciò salvò quell'edificio dal deperimento che colpì gli altri castelli. Per Quaglietta non ci fu palazzo baronale, né se ne sentì il bisogno, perché il castello, data la sua ubicazione, poteva benissimo considerarsi un palazzo baronale. Nel 1890 il maniero fu abbandonato al suo destino ed apparve come “res nullius”, che fu attribuito a questo o a quel proprietario, al quale sarebbe passato per vendita o per donazione. Danneggiato dal sisma del 1980, del forte sono oggi ancora visibili un’alta torre a pianta quadrata e gran parte delle cortine murarie con finestre, feritoie e brevi tratti di coronamento, con merlatura guelfa. Le coperture sono in gran parte crollate e quel che restava è stato sottratto da privati cittadini e riutilizzato in altre costruzioni. Interessante è la testimonianza degli alunni della scuola “San Domenico Savio" di Calabritto, che visitarono il castello il 29 novembre 1979, prima del terremoto, che lo descrissero così: "…Dopo una breve scalinata, ricavata pure essa dalla viva roccia, si apre l'ingresso formato da un maestoso portale in blocchi di pietra elegantemente scanalata. Da esso si dipartono le poderose mura perimetrali che dovevano tutelare gli abitanti del castello dai nemici… Salendo una prima rampa di scale, incontriamo costruzioni diroccate, adibite, in qualche caso, a pollaio. Queste dovevano essere le case dove gravitava la vita del popolo. Ben più confortevole, invece, doveva essere l'esistenza di chi occupava i vasti locali del castello, cui si accede mediante una seconda rampa di gradini, sovrastata da un'ampia porta, alla cui base si vede in bassorilievo la testa di un leone, guardia muta di una presenza scomparsa… Entrando nel castello vero e proprio, distinguiamo un piano inferiore, forse destinato a depositi e stalle, che si affacciano su di un cortile fornito di una fontana a pietra scolpita. Nel piano superiore costituito da diversi locali, rimangono tracce di un forno e di camini; ci sono anche una cisterna per la raccolta di acqua piovana e una cappella. In questa cappella, ormai irreparabilmente distrutta, è rimasta solo qualche traccia degli affreschi murali”. Al castello si accede unicamente dal borgo medioevale, superando porte e impervie strettoie; superata l’alto muro di cinta, si prende la rampa di accesso; da questa si sale al piazzale panoramico e quindi al portone d’ingresso del maniero; per mezzo di un androne coperto da una volta a botte si passa al cortile da cui si diparte la scala di accesso ai vari livelli. Il borgo di Quaglietta è attualmente quasi disabitato. Negli ultimi anni sono stati avviati importanti lavori di restauro per “proteggere” ciò che ancora rimane in piedi del prestigioso maniero, del quale è possibile trovare altre notizie al seguente link: http://www.viscidodinocera.com/castello.html

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