venerdì 6 luglio 2012

Il castello di giovedì 5 luglio




NOGAROLE ROCCA (VR) - Castello Nogarola-Della Scala

Venne costruito dai Nogarola, famiglia di provenienza francese e indicata in vari documenti del tempo col nome "De Nogarolis". Il primo riferimento storico di un certo valore risale all’anno 1232, riportato sia dalle antiche cronache veronesi che da quelle mantovane, quando il castello fu circondato e danneggiato dalle milizie mantovane comandate da Balduino, podestà di Mantova. Agli inizi del '300 il maniero, nel frattempo riattato, conobbe un periodo di grande notorietà per essere stato dimora di Matteo Visconti, signore di Milano, il quale venne allontanato dai Torriani che si erano impadroniti della città. Il Visconti si rifugiò a Verona sotto la protezione degli Scaligeri, con i quali, tra l’altro, era imparentato. Accogliendo successivamente l’invito di Bailardino Nogarola, cognato di Cangrande Della Scala dopo aver sposato la sorella Caterina, il Visconti si trasferì nella rocca di Nogarole (anche per delle incomprensioni con i signori di Verona) e vi rimase per cinque anni, fino alla discesa in Italia di Enrico VII di Lussemburgo. Trovandosi a ridosso del confine mantovano, il castello fu per secoli teatro di numerosi scontri bellici: durante la prima metà del 1300 furono memorabili le battaglie che vedevano contrapposti i signori di Verona e i Gonzaga di Mantova. Cagnolo Nogarola morì senza eredi e le sue proprietà, insieme alla rocca, passarono agli Scaligeri (1387) che fecero erigere all’interno delle sue mura una nuova residenza signorile. Durante la campagna militare condotta dall’imperatore Carlo IV di Boemia contro Cansignorio della Scala, tutta la zona di confine tra Nogarole e Villafranca di Verona fu ancora al centro di scontri bellici che danneggiarono le fortificazioni della zona e la rocca. Negli anni che seguirono, la fortificazione cambiò diversi proprietari: Galeazzo Visconti, Alberico di Barbiano, Bruno e Antonio della Scala, i Carraresi, ancora i Gonzaga e, nel 1405, Jacopo dal Verme - soldato di ventura che la occupò per conto dei Veneziani. Conquistata dai Francesi, agli inizi del ’500, e riportata qualche anno dopo sotto il dominio veneziano, nel XVI secolo, con l’avvento di nuove e più sofisticate armi da fuoco che rivoluzionarono le tecniche costruttive e di difesa, la rocca – insieme a tanti castelli medievali – cadde in abbandono. Nel 1543 il castello fu venduto all'incanto in Rialto a Venezia a Leonardo Boldri per 520 ducati, con l'obbligo di farlo abbassare, togliendogli ogni aspetto di fortezza, levando i terrapieni e coprendo le fosse. Il Boldri, due anni dopo, lo cedette a Giovanni Bevilacqua Lazise, il cui stemma (un'aquila) è scolpito nell'arco interno al castello. Da allora i Bevilacqua Lazise assunsero anche il titolo di "Conti di Nogarole Rocca" e  trasformarono il fortilizio in dimora signorile e corte agricola. La serena attività agricola fu disturbata da alcuni episodi, come lo scontro nel 1799 all’interno del castello fra le armate austriache e francesi e il suo utilizzo, da parte degli austriaci, come insediamento per un contingente di 1500 uomini. Alla fine del XIX secolo passò in eredità al conte Alessandro Lando, il quale vendette castello e terreni (nel 1878) a Benedetto Barbieri. La proprietà non cambiò fino al 1973, anno in cui morì Maria Barbieri, ultima discendente di questa famiglia e fu donata con atto testamentario all'Amministrazione della Provincia di Verona, cui appartiene tuttora. Nell'interno del castello vi è una chiesetta intitolata a S. Carlo Borromeo, abbellita un tempo con dipinti ed oggetti di valore, tra i quali una pala della Vergine con bambino, S. Giovanni Battista e S. Carlo Borromeo, ora asportata. Il castello si presentava come una sorta di recinto con lati di 60 e 80 metri intervallati quasi sicuramente da sei torri. La struttura militare è ben evidente nella torre quadrata presso la quale si trova il ponte di accesso, trasformata successivamente in torre colombara. Una delle leggende più famose e più affascinanti, legate al territorio veronese, riguarda proprio Nogarole e narra di una tragica storia, che si consumò, tanto tempo fa, tra le mura del castello. Una ragazza della casata dei Nogarola sarebbe stata murata viva, con tutti i suoi tesori, in un luogo segreto della fortezza. La storia racconta che il padre di questa fanciulla, arrabbiato perché la figlia aveva rifiutato di sposare un cavaliere, da lui indicato come marito ideale, abbia deciso di imprigionarla per farle cambiare idea. La ragazza, testarda, rimase invece salda nella sua decisione, e il padre – esasperato – ordinò che fosse sepolta viva nei sotterranei della rocca. Si narra, inoltre, che a causa di questo gesto crudele la famiglia sarebbe stata poi colpita da un tragico destino. Secondo la scrittrice Zambussi Dal Lago, che nel 1800 si era occupata della pubblicazione di questa leggenda, lo spirito della ragazza va “gironzolando di notte fra quegli eremi recessi, e vi si oda strepito di catene”; e poi aggiunge: “tuttavia nessun scheletro vi fu rinvenuto, e quei lamenti notturni son delle tante fole immaginate da un’età fantastica per circondare del mistero quella tomba di un’antica grandezza".

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