lunedì 17 settembre 2012

Il castello di lunedì 17 giugno



TERTENIA (OG) – Torre di San Giovanni di Sàrrala

Si erge presso la spiaggia di Melisenda, su un piccolo promontorio, da cui controllava la zona tra la Quirra e il Capo Sferracavallo, per sventare eventuali sbarchi di barbareschi. Di forma troncoconica, ha un diametro di base di oltre 12 metri per uno sviluppo in altezza di circa 11 metri, fino al lastrico della terrazza superiore. L'ingresso originario si apriva verso Ovest ad un'altezza di 4,5 mt dal suolo ed era protetto, nel piano superiore, da una garitta; la guardiola attualmente non è più visibile, ma ne rimangono tracce nel paramento murario. Al primo piano vi è la casamatta, la camera voltata a prova di bomba, che presenta, nella struttura, caratteristiche simili a quelle coeve di Cannai e di Calasetta. Nella piazza d'armi, cioè nella terrazza superiore, in comunicazione con la casamatta attraverso una botola centrale, vi sono, rivolte verso il mare, le cannoniere con le merlature e gli spazi riservati alle garitte. Appoggiata al parapetto verso terra era costruita la mezzaluna, una struttura leggera, dalla forma semicircolare, realizzata in canne e coppi, il cui scopo era quello di proteggere le munizioni e gli uomini della torre per la notte. Non si hanno notizie certe sulla data di costruzione della torre, in quanto manca qualsiasi segnalazione della sua esistenza nelle carte del XVII secolo. Compare per la prima volta, disegnata da Colombino, in "Nova et accurata totius Sardiniae tabula", nell'anno 1720. La torre daterebbe, quindi, ai primi decenni del XVIII secolo. La torre fu visitata dal piemontese Ripol, nel 1767, che la descrisse "gagliarda", da difesa pesante, munita di quattro cannoni, quattro spingarde, otto fucili e una guarnigione composta da un "alcaide" (il capitano della torre), un artigliere e quattro soldati (nel 1794 ridotti a tre). Nel 1798 sono documentati alcuni lavori di riparazione. Nel 1812 la torre fu assediata da navi da guerra tunisine che avevano attaccato anche le torri di Porto Giunco, dei Cavoli e Serpentara; per 10 ore circa l'alcaide e i torrieri resistettero all'assalto barbaresco, fino all'arrivo di un contingente di miliziani che respinsero gli attaccanti. La torre riportò diversi danni, quali il crollo di parte della santabarbara e l'incendio del boccaporto. Finalmente nel 1829 su progetto del regio architetto Melis fu riparata, insieme a quelle di Capo Ferrato e Porto Corallo. Nel 1851, nove anni dopo la soppressione della Reale Amministrazione delle Torri, la torre venne abbandonata. Durante la seconda guerra mondiale venne ristrutturata e adattata a bunker, causando una notevole alterazione degli spazi originari; la cisterna, all'interno, venne dotata di un camminamento circolare con otto feritoie disposte a raggiera, mentre una nuova scala collegava questo ambiente con la sala al primo piano, a sua volta dotata di altrettante aperture per le mitragliatici. Il restauro del 1990 ha ripristinato in parte le condizioni originarie. L'accesso alla torre è libero.

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