venerdì 15 marzo 2013

Il castello di venerdì 15 marzo




LIVINALLONGO DEL COL DI LANA (BL) – Castello di Andraz

Arroccato su uno sperone (un enorme masso staccatosi dal gruppo dolomitico del Settsass), al confine tra il Patriarcato di Aquileia e la Diocesi di Bressanone, dominava le vie che passavano per il Falzarego, in particolare quelle da sud (Belluno e Agordo), da ovest (Bressanone e Val Badia) e da nord (Ampezzano). In stretta comunicazione con altri fortilizi (Rocca Pietore, Selva di Cadore, Avoscan), faceva parte di un sistema che garantiva quindi il totale controllo sui traffici tra Agordino e Val Pusteria. Era posto a difesa, tra l'altro, anche delle fonderie e della strada dove transitava il ferro scavato nelle miniere del Monte Pore. Il materiale subiva una prima lavorazione presso il castello, per poi essere trasportato in tutta Europa. La qualità del ferro era ottima e permetteva di produrre spade molto pregiate. Furono utilizzate perfino in Scozia nelle ribellioni del XIII secolo narrate nel film "Braveheart" di Mel Gibson. I primi riferimenti storici sul maniero sono successivi all'anno 1000. Con ragionevole certezza una costruzione esisteva già prima del 1027 quando Corrado II il Salico donò ai Vescovi di Bressanone un vasto territorio tra Livinallongo e Colle Santa Lucia (nome recente raggruppante alcuni paesotti a sede comunale), ma non il castello e le sue pertinenze. Si ipotizza un castelliere o un mansio di fattura tardo-romana e la riedificazione, poco prima del 1000 (dopo le successive ondate barbariche che sicuramente distrussero il preesistente manufatto), ad opera di una potente famiglia locale, i Pouchenstein, per contrastare le dispute con i confinanti arroccati sui castelli di Avoscan e Rocca Pietore. Un erede di questa potente famiglia, nel 1200, vendette il castello con le pertinenze ed il territorio circostante al Principe-Vescovo di Bressanone Conrad Von Rodenegg, ma solo nelle documentazioni relative al 1221 troviamo delle notizie più precise. In quell'anno, il vescovo di Bressanone lo diede alla famiglia feudataria Schoneck (italianizzata in Colbello). Paul e Nicolaus Schoneck, nipoti del vescovo, compirono atti indicibili ed orrendi delitti e tiranneggiarono la popolazione locale. Fu costretto all'intervento armato pure il Conte del Tirolo che deferì i due 'bravi' e li costrinse all'esilio e confiscò tutti i loro beni nelle circostanti valli, ma non il castello che rimase comunque a disposizione della famiglia Schoneck che di fatto si impossessò dei diritti dell'illustre vescovo. Probabilmente per necessità economiche nel 1331 i diritti d'uso, ma non la proprietà, che nominalmente apparteneva ancora ai Vescovi di Bressanone, vennero ceduti alla famiglia Passò e poi agli Avoscano, sempre vassalli dei vescovi-conti. Nel 1350 il castello venne assediato ed assaltato con successo da Corrado Gobel che mise in fuga gli Avoscano e consegnò castello e diritti al legittimo proprietario, il Vescovo. Seguì un periodo in cui il feudo venne concesso ad alcune nobili famiglie, tra cui gli Stuck, i Wolkenstein ed i Villander, che lo usarono più come 'residenza di villeggiatura' e per il controllo delle attività agricolo-pastorali locali che per veri e propri fini militari. Dal 1416 il vescovo si riservò la gestione 'diretta' del manufatto e del feudo circostante, ed insediò una propria guarnigione militare con un capitano alla proprie dipendenze. Il castello venne usato regolarmente dai Vescovi per 'villeggiatura' ma serviva, e abbastanza spesso, come sicuro rifugio in caso di situazioni di pericolo nelle numerose contese con gli scomodi vicini, primo tra tutti il Conte del Tirolo, o durante le numerose guerre come nella 'guerra dei contadini' del 1525. Nei periodi tranquilli invece, venivano ospitati illustri personaggi e serviva da dimora di rappresentanza (il vescovo-filosofo Nicola Cusano, ad esempio, scelse il sicuro castello per passare lunghi soggiorni). Nel XVI secolo l'importanza della fortezza crebbe ulteriormente, vista l'apprensione dei vescovi nei confronti della politica espansionistica della Serenissima, che volgeva ora gli interessi verso l'entroterra. La zona dolomitica era infatti particolarmente ricca di risorse naturali, specialmente di legname e minerali, in parte estratti proprio a pochissima distanza dal castello. Con la chiusura delle miniere nel 1755 il castello perse molto potere. Dopo l'uragano napoleonico, nel 1803 l´ultimo Capitano Johann Lindner di Bressanone lasciò il castello, il Principato dei Vescovi di Bressanone venne soppresso, le proprietà secolarizzate ed assoggettata definitivamente l'intera regione. Il castello divenne proprietà del governo austriaco. Privo di qualsiasi altra funzione strategica e relativamente in cattivo stato di manutenzione, nel 1808 fu venduto ad un privato locale che lo vide più come una specie di 'miniera' per ricavarne materiali da costruzione e legname piuttosto che un 'bene culturale'. Il castello poco dopo il 1850 venne in parte demolito, le travature usate come materiale da costruzione per le case o addirittura come legna da ardere e così pure trovò miserevole fine la grandissima, e probabilmente preziosissima, mole di suppellettili, mobilia, quadri e la notevole dotazione di materiale storico e cartaceo, serviti per anni ad accendere i fuochi delle stufe e dei caminetti delle case circostanti, come raccontano leggende locali. L'edificio, ormai abbandonato, venne gravemente danneggiato durante la prima guerra mondiale; fu infatti bombardato dagli Austriaci poiché era divenuto accasermamento di truppe italiane. Davvero caratteristica la sua struttura architettonica, dovuta al fatto che sorge appunto su uno sperone roccioso. Alla rocca si accedeva solo da una rampa di pietra (oggi in parte recuperata) che metteva in comunicazione i vari piani sovrapposti. Per i rifornimenti, si ricorreva per questo all'uso di un argano. Attorno allo sperone si trovava una cinta muraria la quale, oltre alle chiare funzioni difensive, permetteva di ricavare anche uno spazio per le stalle. Sui resti delle mura, sono ancora visibili le mensole su cui poggiava il ballatoio utile alle ronde. Presso l'ingresso principale si trovava infine una cappella cinquecentesca (dedicata a San Raffaele), il cui prezioso altare ligneo è oggi conservato presso la chiesa della vicina Andraz. Il castello fu più volte restaurato. L'intervento più rilevante fu il recupero del 1484-1488 seguito ad un incendio. In tale occasione, a scapito delle funzioni militari, sempre meno utili, furono potenziate quelle amministrative, curando in particolare gli aspetti ad uso residenziale. Altri interventi furono quelli del 1516, in seguito ad un ulteriore rogo, e del 1599. La Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Veneto Orientale ha recentemente condotto un'imponente e avanguardistica opera di restauro dei resti del monumento, che si integra straordinariamente con il paesaggio circostante, arricchendo l'atmosfera con echi di un passato lontano. L'inaugurazione ufficiale si è tenuta nel giugno 2012, con la presenza di numerose autorità. Vi è sito dedicato al maniero: http://www.castellodiandraz.it/

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