mercoledì 10 aprile 2013

Il castello di mercoledì 10 aprile




BRINDISI - Castello Svevo (di Mimmo Ciurlia)

Questo poderoso castello si eleva sulla sponda dell'insenatura di levante del grande porto della città. Viene anche denominato “castello grande” o “castello di terra”, per distinguerlo da quello alfonsino, o aragonese (detto anche "rosso" dal colore che la pietra assumeva al tramonto), presente sull’isola di S. Andrea prospiciente la città, all'imboccatura del porto medio. In ordine cronologico è il secondo dei quattro castelli fatti costruire a Brindisi e fu edificato contiguamente al primo, detto anche "antico", del quale si sa che era in parte visibile sino al XVII secolo. Il castello Svevo di Brindisi è probabilmente quello che ha avuto vita più lunga in terra di Puglia. Edificato per volere di Federico II nel 1227 sui resti di un nucleo normanno come residenza fortificata propria e per le sue guarnigioni, non fu concepito per la difesa dai nemici esterni, bensì contro l’ostilità dei brindisini rimasti affezionati ai Normanni e che mal sopportavano gli Svevi, contro i quali frequentemente si ribellarono. Per la sua costruzione vennero impiegati materiali derivanti dalle antiche mura e da altri monumenti in rovina presenti nella città. Situato in posizione strategica, il nucleo federiciano è costituito da un'altissima piazzaforte di forma quadrangolare, dotata di imponenti torrioni angolari, difesa da un profondo fossato su tre lati e dal mare sul quarto lato. Nel castello, l’imperatore svevo celebrò le nozze con la seconda moglie Iolanda di Brienne, figlia di Giovanni re di Gerusalemme, una fanciulla appena tredicenne che sposò nel duomo di Brindisi nel novembre 1225 e sempre da questa fortezza Federico II con una flotta di cinquanta navi, salpò alla volta di Gerusalemme per la sesta crociata. Trascorsi oltre due secoli, con l'evoluzione delle tecniche di guerra e di conseguenza anche di quelle di difesa, nel 1488 Ferdinando I re di Napoli (detto il Ferrante), figlio di Alfonso V d'Aragona fece costruire un antemurale che circondava la parte a terra del castello, conservando in questo modo il nucleo svevo originale. La nuova cinta muraria, più bassa delle torri sveve, era rinforzata da quattro torri circolari che rispondevano meglio ai canoni di architettura militare del periodo. Il precedente fossato fu coperto da solide volte, ricavando così nuovi e vasti locali capaci di ospitare e difendere, in caso di necessità, tutti gli abitanti della città. Questi locali sotterranei potevano prendere luce grazie a degli spiragli che davano sul nuovo e ampio fossato che fu fatto scavare davanti alla nuova cinta muraria; durante questi lavori fu trovata anche una fonte d’acqua potabile, utile a dissetare gli abitanti del castello in caso di lungo assedio. Con tali opere il complesso divenne molto più flessibile, avendo la possibilità di una difesa avanzata indipendente in caso di cedimento dell’antemurale. Ferdinando I fece anche costruire, interrato, un ampio locale da minare in caso di bisogno. Nel 1496, dopo che Brindisi passò alla repubblica di Venezia, in una relazione inviata dal governatore Priamo Contarini al Doge veneziano, il castello viene descritto come "bello e fortissimo, che domina la città e gli altri castelli". Nel 1526 vi fu un primo intervento di modifica sugli apprestamenti difensivi operato da Giovan Battista Pignatelli. Nel 1530 il generale Ferdinando d’Alarçon, nell’ambito di una nuova e necessaria fortificazione della città, avviò la costruzione di mura e torrioni ed opere per il potenziamento del castello; vennero sopraelevati i parapetti, costruiti una piazza coperta per l’artiglieria, la Batteria di Levante e un baluardo per assicurare una difesa più efficace nei punti deboli rivelatisi nei precedenti assedi. Abbandonato dagli Spagnoli, subì una ulteriore modifica per opera di Gioacchino Murat nel 1814, quando venne trasformato e utilizzato sino ai primi anni del 1900 come penitenziario. Nel 1909 la Marina Militare ne acquisì il possesso, adibendo il castello come comando della stazione torpediniere e l’anno successivo anche come comando dei sommergibili, divenendo nel 1916 il più importante riferimento della flottiglia MAS. Durante la Grande Guerra, Brindisi divenne teatro determinante per le operazioni navali italiane, in questo contesto il castello fu una importantissima base navale che ospitava grandi unità. Nel secondo conflitto mondiale, dal 10 settembre del 1943 all’11 febbraio del 1944, il castello divenne la residenza del re Vittorio Emanuele III, della regina Elena e il maresciallo Badoglio che, in fuga da Roma, sbarcarono nel porto perché sicuri dell’assenza di truppe tedesche; qui si svolsero l’attività amministrativa del governo e le funzioni di comando durante tutto il periodo in cui Brindisi fu Capitale d’Italia. Ancora oggi è utilizzato come comando di divisione della Marina Militare.

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