lunedì 10 giugno 2013

Il castello di lunedì 10 giugno






BISACQUINO (PA) – Castello di Battellaro o Patellaro

Sorge su un’altura isolata a quota m 561 s.l.m., raggiungibile dalla SP 44 bis (ex Regia Trazzera del Patellaro) che collega Bisacquino a Contessa Entellina. La prima attestazione del castello è contenuta in Idrisi (1154): «Battalari, castello primitivo, [unisce] all’antichità della costruzione, bellezza e validità alla difesa». La presenza di alcuni elementi quali il ritrovamento di un fossato ai suoi piedi, il caseggiato del feudatario dislocato a ponente, le case coloniche, il baglio e la cinta muraria fanno pensare che davvero sulla collina ci sia stato un autentico castello. Fu feudo di tal Goffridus Battalarius o Goffredo de Battallerio. Alla sua morte le terre tornarono alla Corona, che nel 1178 le concesse all’abbazia di S. Maria la Nuova di Monreale. La donazione venne approvata da Lucio III, Clemente III e Innocenzo III. Negli anni successivi risultano castellum e casali con abitanti musulmani. Nel XIII secolo il sito attraversò probabilmente una fase di decadenza. Si ha notizia di una controversia insorta tra Monreale e i fratelli Camerana sul possesso del castello, nel novembre 1305. La Cronaca di Michele da Piazza, ci informa della costruzione di una nuova arx a Battellaro nel 1353. Il nuovo castello, di cui era titolare Pietrobono Calandrino, fu sicuramente costruito per il controllo delle attività agricole, la sicurezza degli uomini e dei raccolti, nonché per la sorveglianza della strada Palermo-Sciacca. Un abitato di 48 fuochi è attestato nei dintorni del castello tra il 1374 ed il 1413. Nel 1392 re Martino ordinò al conte Guglielmo Peralta di restituire il castello all’abbazia di Monreale, che ne rimase proprietaria fino al 1812, anno della promulgazione della Costituzione siciliana. Dopo questa data, Battellaro ed il suo territorio passarono al Demanio dello Stato per essere poi acquistati dal barone Orazio Fatta della Fratta. Nel 1955 la proprietà venne suddivisa fra diversi proprietari. Battellaro appare oggi come una masseria fortificata in pessimo stato di conservazione. Il sito si articola su due livelli ottenuti mediante tagli del rilievo calcarenitico ed è circondato da una cortina muraria che segue la morfologia del rilievo. La cinta è munita di tre torri, collocate sul lato ovest e conservate in elevato per circa 7 m. Esse si differenziano tra loro per morfologia e caratteri costruttivi. Due hanno pianta quadrata e pareti dello spessore di 1,25 m, l’altra ha pianta pentagonale e pareti spesse 1,4 m. Un’ulteriore torre, definita “d’avamposto”, è collocata a nord est, al di fuori del perimetro della cinta. La parte residenziale del complesso, situata a nord, si sviluppa su due piani ed è il risultato di diverse aggiunte di corpi di fabbrica. A sud si trovano magazzini e case. Allo stato attuale, risulta impossibile individuare, se non per grandi linee, l’impianto originario e le successive trasformazioni strutturali e funzionali, che, nel corso dei secoli, hanno determinato la pluristratificazione del complesso. Solamente uno studio metodico, con rilievo dell'edificio e analisi stratigrafica delle murature, potrà dare la possibilità di rintracciare le parti dell'originario impianto medievale.
Ecco un' interessante relazione che si può trovare al seguente link: http://www.exibart.com/forum/leggimsg.asp?iddescrizione=4297&-)

Intorno all'origine del castello di Patellaro si hanno notizie discordanti. Solo l'Edrisi, illustre geografo del tempo di Ruggero II, afferma che nell'anno 840 gli Arabi costruirono nel territorio di Bisacquino "i casali di Raia,Terruso e Battellario", ma non parla di Bisacquino, che probabilmente doveva essere un casale di secondo ordine. E' risaputo che nel periodo dell'invasione araba (827) molti castelli furono fondati dai principi feudatari per organizzare una difesa e respingere gli attacchi; ma nel giro di mezzo secolo gli agguerriti invasori si impadronirono anche delle roccheforti considerate imprendibili. Da questi covi arroccati sui monti o in punti strategici gli emiri arabi si avventarono a depredare il bestiame e le popolazioni tutte e ad instaurare il proprio dominio.Tale fu per due secoli lo stato delle cose in Sicilia. Se questo è un lato negativo della dominazione araba nell'isola, tuttavia, si ha "un eccezionale periodo di fioritura e splendore, che investì così le arti, l'architettura, la cultura e le scienze ,l'industria, il commercio e l'agricoltura, di cui sono documento letterario i testi di M. Amari nella memorabile Biblioteca araba-sicula. Nel 1072, Ruggero I d'Altavilla, con l' aiuto del fratello Roberto il Guiscardo, si impadronì della Sicilia saracena e ne divenne conte, feudatario del fratello. Ruggero II, figlio di Ruggero I, divenne re di Sicilia nel 1130. Costruì la chiesa della Martorana, il duomo di Cefalù e il castello di Favara. Uomo di doti eccezionali, Ruggero II, nel 1144, con la legge "De resignandis Privilegiis", volle che lo Stato fosse scrupolosamente edotto del suo patrimonio feudale alienato , e si ebbe così il famoso catasto (defeudatarii), uno dei monumenti amministrativi più insigni del Regno di Ruggero, oggi in gran parte perduto. Nel 1138 chiamò il famoso studioso arabo di scienze naturali ed illustre geografo, Al Idrisi, al quale affidò il compito di descrivergli esattamente le condizioni del regno e di tutte le terre allora conosciute. Gli fece tracciare una carta geografica del mondo intero, incisa su un'enorme lastra di argento del peso di 150 kilogrammi,e di illustrarla in un libro che fu intitolato "Nurhat al-mushtaq iktiraq al-afag" (Lo svago per chi brama di percorrere le regioni). L'opera fu portata a termine l'anno 1154, ossia quell'anno stesso in cui Ruggero II morì. Al Idrisi o solamente chiamato Idrisi o Edrisi, descrivendo la Sicilia, parla pure dei castelli di Termini, Tusa, Qal' at Qawa-rib (Santo Stefano), Caronia, Taormina, Noto, Ragusa,Girgenti,Marsala,Trapani,
Qal' at' Tarzi, Calatrasi presso Corleone ed inoltre Battalari (presso Bisacquino). Di quest'ultimo egli dà la seguente descrizione:"da Corleone a Battalari verso Sud vi sono quattro miglia franche. Battalari castello di antica costruzione, bello e inaccessibile, ha intorno una corona di monti e vi abbondano le acque. Il castello di Calatamauro dista da Battalari sei miglia in direzione Est". Sotto il regno di Guglielmo il Buono (1153-1189), nipote di Ruggero II, nell'anno 1183 il territorio di Bisacquino viene assegnato alla Chiesa di Monreale ,come leggiamo nel documento diplomatico tradotto dal Lucia nella sua Monografia di Bisacquino.
Il diploma guglielmino, tratto dai Libri del Monastero di Monreale, (trascritto integralmente a pagina 22 di questo studio,n.d.r.) fu trascritto dal notaro Alessandro nella città di Palermo,con atto stipulato nel 1183, con le seguenti persone:Rev.mo Gualtieri, Arcivescovo di Palermo, Di Matteo, regio cancelliere del Rev.mo Riccardo, Arcivescovo di Messina, familiari del Regno.
Nell 'Archivio di Monreale risulta inoltre che nel 1183 Bartolomeo,Vescovo di Girgenti, cede alla chiesa di Monreale tutte le sue regioni (terre), che aveva ancora egli nel Castello di Battallaro,e i suoi casali (...)
LA GUERRA DEL VESPRO E LA PACE DI CALTABELLOTTA
La rivoluzione popolare scoppiata a Palermo il 31 marzo 1282 all'ora del vespro pose fine al dominio angioino sulla città; gli insorti ricorsero poi all'aiuto di Pietro III d'Aragona, il cui intervento diede inizio alla guerra del Vespro (1282-1302), conclusasi con la pace di Caltabellotta. Con essa la Sicilia passava a Federico III d'Aragona e assumeva il titolo di Trinacria. I Corleonesi, che avevano partecipato alla guerra del Vespro, inseguirono i Saraceni che si rifugiarono nel castello di Calatamauro e forse anche nel maniero di Patellaro, dove furono annientati. Dopo la pace di Caltabellotta (1302) a consacrarla intervenne il matrimonio fra Eleonora, figlia dello stesso Carlo d'Angiò, con il re Federico III d'Aragona.
Con il nuovo legame di parentela, pareva che i due reami al di qua e al di là del Faro dovessero andare perfettamente d'accordo. Maggiordomo della regina era Giovanni De Camerana.Egli e il suo parente Oberto tenevano sotto il loro dominio Bisacquino, il castello di Patellaro, Raia, Misilcurto e Terrusio, possedimenti dei Benedettini di Monreale.Li avevano occupati durante la Rivoluzione dei Vespri. Il 27 novembre 1305, re Federico III scriveva al giudice della Gran Corte, perchè provvedesse alla restituzione dei beni; ma in quel tempo di così forti sconvolgimenti politici e di profondi contrasti religiosi, "il re si trovava nell'impossibilità di provvedere con energia a stroncare alla radice gli abusi" e trascorse un certo periodo prima che la situazione si ristabilizzasse.
IL CASTELLO DI PATELLARO SOTTO IL REGNO DI FERDINANDO IV D' ARAGONA
Per ordine di re Martino nel 1382 il castello di Patellaro passò al legittimo vassallaggio della Chiesa di Monreale. Sotto la camperia di Bisacquino sono compresi nove feudi:Bruca,Tarucco,comprendente anche il territorio di Patellaro,Rosselle, Montagna Cervi, Calvagno, Gulfo,Raia, San Blasi o Terrusio. Dopo la morte dell'Arcivescovo Testa comincia il tramonto feudale dell'Arcivescovado. Re Ferdinando ottiene dal Papa l'unificazione degli Arcivescovadi di Palermo e Monreale e l'amministrazione dei due Arcivescovadi viene affidata al Principe di San Vincenzo. Nel 1812 viene abolita la feudalità in seguito alla promulgazione della Costituzione siciliana. Il territorio di Patellaro con il suo castello,uno dei nove feudi della camperia di Bisacquino, passò al demanio dello Stato, regnando re Ferdinando.
Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX, per motivi di stabilità della costruzione, furono abbattute le due torri sino alla metà della loro altezza.
ARCHITETTURA DEL CASTELLO
Lungo la strada provinciale di Catrini, che da Bisacquino porta a Contessa Entellina, subito dopo l'ex stazione ferroviaria di Contessa, si incontra il caseggiato di Patellaro Bassa. Da qui, guardando in alto verso ponente, si osserva sopra un 'altura a circa 1000 metri l'imponente castello di Patellaro, posto in mezzo a due colline. Proseguendo per la stessa strada, dopo circa settecento metri, si imbocca a sinistra una strada interpoderale asfaltata che dopo circa 800 metri ci porta di fronte al maniero. Di qui si può ammirare ancora meglio l'insieme del castello. Di questo, guardando a ponente ,si distinguono le due torri di osservazione, di forma quadrangolare, poste ai lati del muro di cinta. Un pò più a sinistra, all'indietro si ammira la parte maestosa del castello vero e proprio di forma rettangolare, la cui facciata presenta alcune finestre. A lato della torre di destra si vede un caseggiato più basso. Più in alto,verso nord, ancora intatto il recinto delle mura, che poi si spingono verso levante. Proseguendo per altre poche decine di metri lungo la strada ponderale, si gira a sinistra e attraverso una stradina di campagna si arriva in salita al castello. Anticamente qui vi si trovava il fossato dove si abbassava il ponte levatoio. In questi pressi si trova inoltre un caseggiato colonico ben conservato e in parte ristrutturato. Salendo tre scalini attraverso un piccolo porticato si osserva una porticina che conduce all'interno dell' edificio. Si possono ammirare ancor oggi finestre ben conservate, sormontate da archi di pietra. Il fabbricato del feudatario, posto nella parte nord-ovest era costruito con mura ben solide, come si può ancora osservare dopo un Millennio di vita. I tetti che ricoprono il maniero sono stati in parte restaurati. Attraverso una scala si accedeva al piano superiore della residenza del feudatario, dove ancora si intravedono i muri di separazione dell'appartamento con le porte di comunicazione, sormontate da archi ogivali. I pavimenti delle stanze superiori, sostenuti da volute a botte e da archi costruiti con pietra viva. Sul fianco sud-ovest del castello vi sono le case del sovrastante e dei coloni, alcune delle quali sono state restaurate ed oggi adibite a magazzini. Il monte dove sorge il castello di Patellaro e i monti limitrofi sono ricchi di sorgenti di acqua, per cui l'approvvigionamento idrico non veniva a mancare ai feudatari in caso di assedio.

Nessun commento: