mercoledì 9 ottobre 2013

Il castello di martedì 8 ottobre






SANT’ALESSIO SICULO (ME) – Castello arabo-normanno

E' posto sul promontorio roccioso noto come "capo Sant'Alessio", unico a sorgere lungo la fascia costiera ionica tra Messina e Taormina. Per questa ragione ha rivestito un ruolo importante dal punto di vista strategico, a controllo dell'importante via costiera di collegamento tra Catania e Messina; tutti gli eserciti storicamente presenti in Sicilia hanno contribuito, in fasi successive, all'edificazione del castello sulla sua sommità. Il promontorio, già noto in epoca greca come Arghennon Akron (Argenteo Capo - per il colore bianco delle rocce dolomitiche che lo compongono), veniva chiamato Promontorium dai romani, che vi edificarono per primi una fortificazione. Durante la battaglia tra Ottaviano e Pompeo (36 a.C.), il castello avrebbe ospitato lo stesso Pompeo. Nell'atto di donazione con il quale Ruggero II, nel 1117, concesse le terre di Forza d'Agrò al monastero basiliano annesso alla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò, compare l’iscrizione "Scala Sancti Alexi" in riferimento al promontorio. Il complesso sorge all'altezza del bivio ove si innesta la strada che dalla statale 114 orientale sicula sale verso il paese di Forza d'Agrò. L'accesso al forte avviene tramite un percorso a gradoni che dalla stessa strada statale risale la collina del capo sul lato nord, sviluppandosi secondo un tracciato planimetrico ad 'U'. L'insieme delle fortificazioni si caratterizza per la presenza di due manufatti principali, non coevi, posti su due picchi situati all'estremità del promontorio, a strapiombo sul mare. Si individua un primo fortilizio ad oriente, più esterno, nel quale è ubicata la torre mastra di pianta poligonale irregolare impostata sull'asse longitudinale da sud-ovest a nord-est. La torre, utilizzata nel secolo XVI per la specifica funzione di torre costiera di guardia, venne in seguito inserita nel più ampio sistema difensivo del castello di Sant'Alessio, costituendone l'ultimo ridotto difensivo. Fra la metà del secolo XVII e l'inizio del secolo XVIII l'edificio venne rappresentato in alcuni disegni munito di merlature di coronamento. Nel secolo XIX la torre, probabilmente in stato di rudere, venne quasi interamente ricostruita sulle preesistenti strutture. Appartengono a questo periodo le numerose regolari feritoie leggibili lungo le sue murature perimetrali. Il fabbricato si compone di un piano fuori terra con orizzontamento sfalsato, suddiviso in due ambienti fra loro comunicanti: il vano principale lungo l'asse longitudinale, con ampia apertura strombata sul fronte sud-ovest, ed un secondo locale sul quale, tramite una scala in legno, si accede alla terrazza di copertura. Tracce di parziali orizzontamenti, non più esistenti, lungo le murature perimetrali, in corrispondenza di feritoie poste a quote elevate rispetto all'attuale piano di calpestio. Lo spazio adiacente all'ingresso alla torre è all'esterno munito di caditoia a picco sul mare ed era destinato al controllo del versante sud del capo. L'accesso avviene tramite una scala esterna ad una rampa, costruita direttamente su roccia in posizione trasversale, nell'angolo sud, ed affiancata alla cinta muraria. Un secondo e più ampio fortilizio è ubicato sul versante interno del capo Sant'Alessio. L'elemento principale è rappresentato dal torrione cilindrico bastionato che costituisce il fulcro del castello; ad esso era affidata la sorveglianza del versante interno del capo. Intorno alla metà del secolo XVII la costruzione risultava composta dalla torre circolare più interna attorno alla quale, ad una quota inferiore, si sviluppava un percorso di ronda delimitato dalla cinta muraria esterna. Ad una quota ancora più bassa sono ricavati gli ambienti disposti a sviluppo anulare attorno al nucleo centrale della torre. All'esterno si innestano i cammini di ronda del castello ed i locali destinati agli alloggi del castellano e della guarnigione. In questa fase la costruzione, così come l'intero complesso fortificato, presentava ancora i coronamenti merlati su ambedue le torri concentriche che, nella ristrutturazione condotta all'inizio del secolo XIX, vennero sostituiti da compatte cortine murarie provviste di strette feritoie per i fucili. All'inizio del secolo XVIII venne realizzato il bastione triangolare addossato al lato occidentale del muro perimetrale e collegato ai locali inferiori tramite una modesta apertura. Il bastione, anch'esso fondato su roccia, è costituito da un percorso perimetrale, in origine coperto, e da un nucleo interno probabilmente destinato a deposito di munizioni. Lungo i muri perimetrali vennero ricavate numerose feritoie, mentre a sud fu predisposta una piccola batteria da cannone. Nel complesso edilizio sono riscontrabili diffuse trasformazioni ed addizioni avvenute tra il secolo XVI ed il secolo XIX. E'ancora esistente una cisterna sotterranea con vera circolare in muratura intonacata. La costruzione del castello vero e proprio avvenne per iniziativa dell'imperatore Alessio I Comneno, nell'ambito delle guerre condotte da Bisanzio contro i Normanni e i Turchi. In seguito l'edificio appartenne agli Arabi. In questo periodo il promontorio fu noto come Ad Dargah (La Scala). In epoca normanna furono realizzate significative modifiche strutturali che portarono la fortificazione ad assumere la forma odierna. Il castello era una struttura militare di difesa e controllo integrata con quello di Forza d'Agrò a monte. Risalente al 1356, un documento di Federico IV ricorda Sant'Alessio in qualità di "fortilicium superius Sancti Alessi". Agli inizi del XV secolo Artale Angelico fu investito del titolo di barone e castellano di S. Alessio da re Martino I d'Aragona e nel 1453 il castello venne assegnato da re Alfonso V a Tommaso Romano. Rimase ai Romano sino a metà del XVI sec, quando Antonina Romano lo portò in dote al marito Antonello Furnari, barone di Furnari. La fortezza ospitò Carlo V (1500-1558) reduce dalla presa di Tunisi del 1535. Nel 1608 il castello venne acquistato, con la relativa baronia, da don Francesco Romeo da Randazzo. Il maniero tra il 1639 e il 1640 fu descritto dall'ingegnere Carlo Maria Ventimiglia e Francesco Negro, durante un censimento delle difese costiere del Regno di Sicilia, voluto da re Filippo IV. Gli studiosi produssero un rilievo geometrico, che trascurava il castello antico, perchè in stato di rudere, e riportava la pianta del ridotto fortificato più interno. Quest'ultima struttura, alla metà del XVII secolo, ospitava un castellano con tre soldati, equipaggiati con due pezzi di artiglieria. Nel corso della guerra di Messina, nel 1674 il castello venne occupato dagli spagnoli che vietarono il passaggio dei rifornimenti destinati a Messina. Divenne così deposito di viveri della città. Nel 1700 Ruggero Romeo Gioeni acquistò all'asta il castello che nel 1703 passò ad Anna Maria Paternò Castello, alla quale successe, nel 1717, il figlio Diego Paternò Castello per poi passare, nel 1900, a Giovanni Impellizzeri, loro discendente. Nel 1714 il castello venne munito di tre cannoni di ferro e custodito da 15 soldati piemontesi ed un castellano rappresentando uno dei più importanti baluardi militari difensivi del territorio di Messina tanto da suscitare particolare interesse del marchese di Lede, comandante delle truppe spagnole in Sicilia. Alla metà del Settecento l'abate Vito Amico parla di una "ben munita rocca" sul promontorio di Sant' Alessio e dei ruderi di una probabile torre di guardia più a sud-est. Ancora, agli inizi del XIX secolo gli inglesi, per difendere la costa dagli attacchi dei Francesi, provenienti dalla Calabria, ristrutturarono completamente il complesso fortificato costruendo la cinta muraria esterna. Dopo l'unità d'Italia il castello venne venduto al marchese Pietro Mauro. Infine nel 1906 fu eretto l'edificio residenziale, posto sul promontorio interno del capo, inglobando così alcuni resti murari preesistenti. Le strutture fortificate attualmente esistenti presso Capo Sant'Alessio sono, dunque, il risultato di una stratificazione edilizia plurisecolare. Dall'area antistante il castello si dipartono due gallerie sotterranee che scorrono sotto di esso e terminano in due aperture sulle pareti rocciosa, una lato Messina, una lato Taormina. Qui, nel corso della seconda guerra mondiale, le truppe di occupazione tedesche posizionarono due batterie di artiglieria. Attualmente gli edifici che compongono la fortificazione sono chiusi al pubblico, e in parte diroccati. Altre notizie su http://www.mondimedievali.net/castelli/sicilia/messina/santalessio.htm
Fonti: http://it.wikipedia.org, http://www.icastelli.it (scheda del Dott. Andrea Orlando), http://www.enexa.com/castellocaposantalessio/, http://www.virtualsicily.it, http://www.webalice.it/fabio.luchino/santalessio.html
Foto: la prima è una cartolina scannerizzata, l'altra è presa dal sito http://www.sunpowercorp.it

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