venerdì 24 gennaio 2014

Il castello di venerdì 24 gennaio





BALVANO (PZ) - Castello normanno o dei Conti di Girasole
Storicamente il nucleo originario del paese, che si snoda intorno all'antico castello, è databile all'epoca longobarda. Balvano fu eletto a contea sotto i Normanni e nel XII sec. fece parte del Principato di Salerno. In questo secolo fu governato dalla nota e potente famiglia normanna dei Balbia (o Balbano). Sotto gli angioini questa terra fu posseduta da Metteo de Chevreuse, Giorgio di Alemania e Fortebraccio di Romagna. Fu suffeudo del conte di Buccino e poi di Caracciolo di Sicignano. In seguito il feudo fu venduto da Bernabò Caracciolo a Domenico Jovine, che fu ucciso nel 1647 dalla popolazione insorta contro di lui. Il castello è tuttavia appartenuto alla famiglia Jovine fino al '900. L'edificio sorge sullo sperone di una roccia che emerge di circa 20 m a NE e di altri 60 m a SO rispetto al suolo circostante. La geomorfologia, la posizione dominante, la rada vegetazione, identificano due componenti essenziali del sito, quella relativa alla natura impervia dei luoghi, e l'altra connessa agli interventi dell'uomo, leggibile nel rapporto tra l'edificio che si staglia imponente a guardia della gola di Romagnano, ed il paese che, concentrato in gran parte sotto la rupe, occupa il falsopiano circostante. Il nucleo originario, costruito in epoca normanna (X secolo) non è più ormai identificabile per i successivi ampliamenti (il primo dei quali nel 1278) e per i moti tellurici. Sono visibili gli accenni di due torri-vedetta originarie del primitivo impianto, il quale dovette essere comunque molto ristretto rispetto all'edizione integra che dell'intera fabbrica ci è pervenuta dal 1806. La presenza delle due torri, a quote diverse, si rivelano rispettivamente nella parte alta, laddove la muratura che contiene il portale d'ingresso appare ripresa sul contorno con sfalsamento di piano; e, nella parte bassa, nel raddoppio di muratura laterale all'androne di accesso e nel basamento scarpato. Originariamente il castello era racchiuso da una cinta muraria con una torre cilindrica all'angolo SO e si componeva di due corpi distinti, di cui uno a quota più bassa dove si apriva il portone di ingresso. Da qui partiva un lungo androne che si immetteva su una rampa gradonata, la quale si collegava con il secondo corpo: l'edificio vero e proprio. Il maniero si sviluppava intorno a un cortile interno. I caminetti del secondo piano, realizzati in pietra locale, sono ancora in buono stato. Ingenti sono stati i danni causati dal sisma del 23 novembre 1980 che ha provocato numerose vittime soprattutto bambini e ragazzi. Il corpo di fabbrica basso, caratterizzato da muratura in pietrame, orizzontamenti a volta e coperture a tetto, ha subito crolli nel prospetto, nelle volte e parzialmente nel tetto; l'edificio più alto, pure con mura in pietra con orizzontamenti piani di legno e coperture a tetto, ha subito notevoli danni, con crolli parziali nel prospetto, totali per gli orizzontamenti e la copertura, e quasi per intero per gli altri prospetti. Ha ceduto pure la rampa gradonata con l'annesso viadotto archivoltato, ed infine la torre cilindrica a SO della cinta muraria. Attualmente sono in corso dei lavori di restauro, per rendere accessibili alcune aree del castello. La parte più antica è stata consolidata staticamente ed è oggetto di un progetto di completamento, la parte più recente, "la filanda", è stata anch'essa oggetto di un'opera di completamento ormai giunta al termine. Nel castello di Balvano c'erano due cuoche, una giudiziosa e modesta, l'altra ficcanaso e pettegola, capace di creare situazioni anche spiacevoli. La cuoca buona, sempre spiata dall'altra rivale che voleva farsi sempre buona luce nei confronti della moglie del castellano, seccata dell'atteggiamento dell'altra, prese consuetudine di chiudersi in ogni camera del castello durante le faccende. L'altra, per farle dispetto, con un incantesimo si trasformava in una gatta. Così facendo, pensava di non farsi vedere, di continuare a lavorare e di spiare finalmente la collega. Una mattina, appena ritornò da gatta a donna, le chiese: "Comare...quanto vi sono costati gli orecchini d'oro che avete riposto nel comò?". La vicina, sorpresa nel sentirsi rivolgere la domanda, le diede la risposta che desiderava. Un altro giorno, saltando giù dal finestrino, si arrampicò sui fornelli e leccò la teglia dove era a cuocere il pranzo. E poco più tardi domandò all'amica: "Sono davvero gustosi i maccheroni col sugo di lepre?". La comare di carattere riservato restò ancora di stucco per come la collega sapesse tutto, e non riusciva a capire come faceva. In effetti, conoscendo l'attività di fatucchiera della cuoca, le venne il sospetta che quella gatta nera fosse la sua amica, e volle vendicarsi. Una domenica, mentre stava scolando la pasta per il castellano, vide la falsa bestiola e le versò addosso l'acqua bollentissima. La gatta fuggì come una forsennata miagolando. Trascorso un pò di tempo, ricomparve la comare intrigante tutta fasciata e l'altra domandò cosa le fosse accaduto. La furba rispose che mentre scolava la pasta un topo le era passato fra i piedi e le aveva fatto cadere l'acqua bollente. Da allora, si racconta, nel castello di Balvano non girano più gatti, anche se è stato per anni abbandonato. Per approfondire sul castello di Balvano, qui troverete moltissimo: http://www.consiglio.basilicata.it/consiglionew/files/docs/43/97/20/DOCUMENT_FILE_439720.pdf
Inoltre c'è sul web questo interessante video: http://www.youtube.com/watch?v=A4BR-_g-F0I
Foto: di Liberotag73 su http://it.wikipedia.org e da www.mondimedievali.net

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