venerdì 21 febbraio 2014

Il castello di sabato 22 febbraio





ROCCABERNARDA (KR) – Castello

Abitato di origine medievale, per alcuni storici cambiò più volte nome. Dapprima fu Targe, o Targine, poi Rocca dei Pagani, quindi Rocca di Tacina. Secondo una leggendaria tradizione seicentesca il toponimo Rocca di Tacina cambiò in Rocca di Bernardo, in onore di Bernardo del Carpio, che lo ricostruì e lo popolò, dopo avere cacciato i Saraceni, che occupavano la rupe. Per altri si chiamò “Vernauda” perché esposto all’aria primaverile oppure, forse con qualche ragione in più, dal nome del ladrone Bernaudo, che vi aveva fatto il suo covo e luogo obbligato di sosta e di passo, dove depredava i malcapitati viandanti. Altri ancora legano la sua origine alla ribellione di Abelardo, figlio di Onfroi, uno dei fratelli di Roberto il Guiscardo. Il ribelle tra il 1070 ed il 1076 si rinchiuse nella Rocca di Santa Severina, dove fu assediato dapprima dalle truppe di Ruggero, alle quali poi si unirono anche quelle del fratello Roberto il Guiscardo. Nell’occasione fu posto il blocco al ribelle, costruendo nelle sue vicinanze tre "castelli". Roberto il Guiscardo affidò il primo a Hugo Falloc, il secondo a Rainaldus (Renaud) de Simula ed il terzo a Herbertus Falloc, fratello di Hugo, e ad Custinobardo (Tustinus le Barde), fratello di Rainaldus de Simula. Secondo alcuni storici i tre castelli sarebbero Rocca Bernarda, Rocca di Neto e Belvedere Spinello. Questa ipotesi non è condivisa da altri per i quali almeno uno dei castelli sarebbe stato Catanzaro, a convalida di ciò portano il fatto che il normanno Hugo Falloc, al quale sarebbe stato assegnato la custodia di uno dei tre castelli, fu conte di Catanzaro. Qualunque sia la verità, le versioni situano l’origine della fortezza sulla rupe, in un periodo compreso tra la fine dell’occupazione bizantina e l’inizio di quella normanna. Periodo storico in cui compaiono nei documenti le tre rocche di Rocca Bernarda, Rocca Santa Severina e Rocca San Petro de Cremastro. La prima a controllo del passo sul fiume Tacina, la seconda sulla via che collega le vallate del Tacina e del Neto, la terza dominante il passo sul Neto. Risulta evidente da queste considerazioni che l’origine e lo sviluppo di Rocca Bernarda fu legato alla sua particolare posizione sulla via che collegava i pascoli della marina con quelli della Sila e gli abitati della contea di Crotone con quelli della contea di Catanzaro. La rocca venne sempre più assumendo importanza dopo che la decadenza e la distruzione degli antichi centri costieri, situati sul golfo di Squillace, a causa delle devastazioni dei saraceni e dei pirati, portò anche all’abbandono della antica via romana che li univa. Dal 1292 fu feudo dei Ruffo e quindi di Antonio Centelles, che la trasformò in una specie di fortezza. Inglobata nel Regio Demanio da Ferdinando d'Aragona nel 1480, fu affidata dopo pochi anni ai Carafa, dai quali passò ancora ai Ruffo, nel 1482, e poi ai Filomarino, passando dai Galluccio (1683), che governarono fino all’eversione della feudalità, nel 1806. Poco o niente si sa sul castello. Per le credenze e le dicerie nella popolazione della zona è diffusa l'idea che sul posto dove sorgeva il maniero si nascondono tesori, ed in particolare una chioccia con i pulcini d'oro protetta da una terribile maledizione che colpirebbe chi riesca a venirne in possesso. A seguito di queste dicerie esiste una paura atavica a violare la integrità della timpa.
Mai nessuno, infatti, nel corso dei secoli passati, ha osato o solo pensato di metterci mano, di spianare la rupe o effettuare degli scavi. C'è da dire inoltre (storia o leggenda?) che nel castello (il castello del Re Pagano) assieme al re ed alla regina vivevano anche tre sorelle che, si dice ancora, fossero "magare". Anche su questo la fantasia popolare ha creato la leggenda che il re venne ucciso da un certo Leonardo di Montalbano e che poi fu seppellito nel castello con la sua ricca armatura ed il suo tesoro compresa la chioccia con i pulcini d'oro. Il re dispotico e crudele, assecondato dalle diaboliche idee della regina e delle sorelle, faceva valere il suo potere sui sudditi con il privilegio delle "ius primae noctis". Il popolo dell'allora Rocca di Pagania (questa tesi sarebbe avvalorata dal fatto che un tempo Roccabernarda si chiamava Rocca di Pagania) ma tollerava l'abuso di strapotere però mai nessuno aveva osato ribellarsi. A questo pensò Leonardo di Montalbano, giovane coraggioso e di nobile famiglia, che decise di rovesciare la situazione e porre fine al potere stravagante del re. Dovendo egli stesso celebrare il matrimoni, il giorno delle nozze, si presentarono, a conclusione del banchetto nuziale, due guardie del re per prelevare la novella sposa.
Ma ecco la sorpresa delle guardie per il rifiuto e di tutti i convitati per l'ardire coraggioso del suo gesto. "Fate sapere al vostro re che la mia sposa non gli sarà mai concessa e se ne avrà il coraggio ditegli di venirla a prendere personalmente e se lo vorrà dovrà battersi in duello con me". Ciò avvenne all'indomani: Leonardo di Montalbano ebbe la meglio e da quel giorno il popolo fu libero e sovrano. Queste conoscenze storico - leggendarie dovrebbero contribuire a suscitare una serie di indagini e di ricerche in larga parte del tutto ignorate.
Il castello sorgeva sia sulla via della transumanza che in estate portava le greggi e gli armenti dalle coste agli altipiani silani, sia sulla strada che collegava con Catanzaro. Il maniero assunse sempre più importanza strategica con il progressivo abbandono delle coste per motivi difensivi. Fu purtroppo danneggiato dai terremoti del 1783 e del 1842 e venne spianata parte di quanto rimaneva dal comune, negli anni ’50, in seguito alla morte di un giovane a causa del crollo di una parete. Oggi purtroppo restano quindi solamente alcuni ruderi a testimonianza della gloriosa storia di questa fortezza.

Fonti: http://www.archiviostoricocrotone.it/doc/storia_roccabernarda.htm (se visitate questo link troverete molte altre informazioni storiche), http://www.roccabernarda.net/castello/castello.htm, http://atlante.beniculturalicalabria.it/schede.php?id=119
Foto: da http://www.roccabernarda.net

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