venerdì 28 febbraio 2014

Il castello di venerdì 28 febbraio






VERNIO (PO) – Rocca

Nel XII secolo il feudo di Vernio passò in eredità dai Cadolingi ai conti Alberti di Prato, dopo il 1113, quando i castelli di Vernio e di Mangona toccarono in eredità alla contessa Cecilia, vedova di Ugo dei Cadolingi, che sposò in terze nozze il conte Bernardo Tancredi detto Nontigiova degli Alberti di Prato. Passata nel XIII secolo ai Bardi, la rocca fu dimora estiva per i ricchi banchieri fiorentini che si trasferivano nei loro possessi per una parte dell'anno. Fu assediata varie volte: nel 1341 il conte Piero dei Bardi capitolò sotto l'assedio portato dai soldati della Repubblica Fiorentina e da 200 fanti mandati dal Comune di Pistoia. Il Castello gli fu restituito nel 1342 dietro versamento di un'ingente somma di denaro. La Rocca venne a più riprese manomessa da lavori di fortificazione, come quelli effettuati da Sozzo dei Bardi nel 1438, nel timore di essere assalito dalle truppe di Niccolò Piccinino, condottiero del duca di Milano. Sappiamo che nel 1482 fu assalita, espugnata e saccheggiata dalle bande armate al servizio di papa Sisto IV, nonostante la fiera difesa fatta dal conte Filippo Bardi. Zona di brigantaggio e contrabbando in quanto confinava a nord con lo Stato Pontificio, Vernio subì scorribande e saccheggi da eserciti stranieri. Famosa è rimasta l'invasione spagnola del 1512, che provocò una grande carestia a causa della quale i Conti Bardi distribuirono alla popolazione stremata dalla fame farina di castagne, stoccafisso, baccalà e aringhe. Da qui nacque la "Società della Miseria" che rievoca ogni anno questo avvenimento la cui ricorrenza era il mercoledì delle ceneri, da qualche anno spostata alla prima domenica di Quaresima. Famoso personaggio di Vernio è Vitale da Rimochi, soprannominato il "Diavolo di Rimondeto"; sospesa tra realtà e leggenda, la sua storia parla della difesa di una coppia di giovani sposi costretti dal Conte all'osservanza dello jus primae noctis finita con l'uccisione del Conte e la fuga a Roma del Diavolo di Rimondeto al servizio dell'antipapa. Si dice sia morto da vecchio nella Badia di Montepiano dove aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita come fra Pietro. Nel 1778 il conte Flaminio dei Bardi fece costruire nella rocca angustissime carceri, alte appena due braccia, a scopo intimidatorio per debellare la rivolta popolare del 1777. La contea rimase indipendente fino al 1798, quando venne abolita da Napoleone. Dopo il Congresso di Vienna passò sotto il Granducato di Toscana. Prerogativa della Contea di Vernio, una volta passata sotto il dominio dei Conti Bardi fu l'autonomia amministrativa rispetto a Firenze in quanto le tasse venivano pagate direttamente all'Imperatore a Vienna, questa autonomia decadde soltanto con l'Unità d'Italia. Nella prima metà dell'Ottocento il Palazzo con i resti delle fortificazioni della Rocca fu concesso dall'Opera Pia di S. Niccolò di Bari in enfiteusi a Carlo Gualtieri che dopo averne curato il restauro, ne fece la sua dimora. La Rocca di Vernio (350 m.) è raggiungibile da una comoda strada che si stacca dall'abitato di Sasseta, che conduce alla zona nord del castello, dove rimangono le tracce di una porta demolita nel dopoguerra. Ma il suo naturale accesso è da uno stradello medievale che parte da San Quirico, nei pressi del Casone, e che risale il Poggio di Mezzana. Fu la sede comitale del Feudo di Vernio, prima di proprietà dei conti Alberti poi dal Trecento dei Bardi, noti mercanti fiorentini. In origine il castello era vasto e ben strutturato per la difesa, ma successivamente la parte militare fu distrutta a più riprese durante quelle lotte che afflissero il territorio di Vernio nel XIV e XV sec. I ruderi sono ancora visibili e da questi si può valutare la vastità del complesso originale. Attualmente di questa struttura fortificata non restano che le tracce, anche se si continuano ad indicare come Rocca il Palazzo Comitale ed il gruppo di case circostanti, all'interno del castello. E' rimasto intatto e ben conservato il borghetto medievale costituito dalla residenza dei feudatari e da una Cappella dedicata a Sant'Agata, datata 1556 e notevolmente rimaneggiata nel 1706 per problemi causati soprattutto dall'umidità. Attualmente nella cappella si trovano le tombe dei componenti della famiglia Gualtieri. Oltre il vasto cortile che si apre a fianco della cappella era il cassero - nella zona più alta del colle - concluso nell'angolo settentrionale della cinta dal robusto torrione del Maschio, detto il Roccacino, inizialmente occupato dall'abitazione signorile, dall'archivio e dalle prigioni, andato progressivamente in rovina tra Settecento e Ottocento. Si notano anche alcuni elementi fortificati di epoca quattro-cinquecentesca come una feritoia da arma da fuoco posta nella cortina muraria che guarda la frazione di Sasseta, costituita da una pietra squadrata con una fessura particolare che permetteva l'appoggio della canna e la mira. In periodo rinascimentale, intorno al XV-XVI secolo, al cassero si collegò una nuova ampia residenza per i conti Bardi, in forme di Palazzo, che si addossò al tratto occidentale della cinta muraria. Più difficile è ipotizzare l'evoluzione costruttiva dell'edificio, anche se bisogna ricordare le numerose opere interne (scala, cornici, solai, affreschi) di epoca settecentesca e ottocentesca. Ancora oggi la residenza si può ammirare in tutta la sua bellezza, al piano terra si trovano le cucine e alcune sale, al primo piano un salone con pareti decorate da tempere con paesaggi e figure che si possono far risalire al primo ottocento mentre al piano interrato si trovano due locali senza alcuna apertura sull'esterno, che probabilmente sono i resti delle prigioni dei conti Bardi e tracce di un camminamento di guardia che forse univa il Palazzo al cassero. Nel Seicento i Bardi trasferirono il potere comitale nel più comodo ed elegante Casone, detto dei Bardi, nella piazza di San Quirico. La Rocca è privata ed è stata oggetto di recenti notevoli restauri. Per la visita è necessario prendere accordi con i proprietari.



Foto: di Fiorenzo Fallanti su http://www.comune.vernio.po.it

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