venerdì 18 aprile 2014

Il castello di venerdì 18 aprile






CASTELVETRO (MO) - Castello Rangone in frazione Levizzano Rangone

Le prime notizie certe di questo castello, eretto come baluardo difensivo contro gli Ungari, sono contenute in un documento datato 890 dal quale risulta che apparteneva alla chiesa di Modena. In questo periodo era, forse, semplicemente costituito da una rocchetta, cinta da un fossato. Altre notizie si hanno in un documento del 1038, riguardante la concessione del castello, da parte del vescovo di Modena, al marchese Bonifacio di Toscana, padre di Matilde di Canossa. Intorno al Mille la fortificazione era decisamente ampia. Alla fine del IX secolo, si presentava come un semplice insediamento fortificato di 2750 mq e, in caso di assedio, poteva ospitare tutta la popolazione della zona con animali e masserizie. La struttura consisteva in una cinta muraria, al centro della quale era posta la torre detta "Matildica", di forma quadrata, avente anche una doppia funzione, sia di avvistamento sia di mastio-comando, essendo residenza del signore, mentre nella zona sud è ubicata una cappella dedicata ai SS. Adalberto ed Antonino, ora sconsacrata. Dagli inizi del sec. Xll appartenne alla famiglia Levizzani, fino al 1337. Nel 1342 il castello passò alla famiglia Rangone, che lo tenne fino alla conquista napoleonica (fine del XVIII sec.). La successiva introduzione della polvere da sparo e l'uso di armi più potenti obbligò i feudatari a costruire nuovi mezzi di difesa, come le mura di fortificazione, che furono rinforzate o ricostruite. A partire dal sec. XII il complesso fortificato fu restaurato e ampliato; in particolare, accanto alla torre posta a protezione dell'ingresso al castello, venne eretta una parte del Palazzo feudale, destinato ad essere ingrandito attraverso vari interventi successivi, per prendere il posto del mastio (Torre Matildica) come dimora del Signore. è probabile risalga allo stesso periodo la costruzione di una galleria sotterranea, che unisce il corpo del Castello alla Torre. Intorno al XVI secolo, consolidatosi il potere dei Rangone e mutate le condizioni sociali e politiche, gli edifici subirono importanti trasformazioni: il complesso venne assumendo sempre più il carattere di nobile residenza e i proprietari si dedicarono alla sistemazione del Palazzo signorile. Risalgono infatti a questo periodo le cosidette "Stanze dei Vescovi", al pianterreno, il cui soffitto presenta affreschi degni di nota. Stemmi di famiglia ornano il soffitto a cassettoni, insieme con fregi e figure allegoriche; nella fascia alta delle pareti, all'interno di riquadri, sono affrescate scene di ambiente cavalleresco, bozzetti d'argomento amoroso, momenti di caccia, ma anche paesaggi rurali con piccoli villaggi, castelli, che richiamano i luoghi circostanti. Le dimensioni e la struttura del maniero rimasero invariate nel corso dei secoli seguenti. La torre Matildica attuale, posta ad oriente, non può essere quella originaria, se non molto trasformata. Si hanno notizie certe, tra l'altro, di restauri effettuati dalla famiglia Rangone nel XVIII secolo, all'epoca in cui fu rifatta la chiesa all'interno del castello. Di pianta quadrata, con struttura muraria mista in mattoni e pietra, è coronata da un apparato a sporgere, in mattoni, forse quattrocentesco o della seconda metà del secolo XIV, costituito da mensolette, che reggono merli di foggia ghibellina, fra loro uniti superiormente da archi, che portano il tetto a quattro falde. Gli interventi di restauro sono stati effettuati nell'Ottocento e nel Novecento, dopo che il Castello venne in possesso del Comune di Castelvetro e gli importanti lavori di recupero terminati nel 2007, hanno interessato oltre il 70% dell'intero fabbricato, sia all'esterno che negli interni, rendendolo perfettamente funzionale. Da porre in particolare evidenza il restauro delle stanze dei vescovi, con il recupero degli antichi soffitti lignei e delle decorazioni affrescate. I lavori, in gran parte finanziati con fondi del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, hanno consentito di recuperare un immobile di valenza storica culturale unico nel suo genere; e che oggi si presenta utilizzabile a tutti gli effetti. Quando nell’alto medioevo il solitario e trincerato castello di Levizzano proiettava la sua fosca ombra; l’umile gente lo squadrava da lontano, fu allora che si tramandò di bocca in bocca la leggenda delle fate.Si narrava di bellissime fate di bianco vestite che nelle notti di luna piena danzavano sugli spalti del castello, leggiadre e lievi come libellule. Qualche vano di finestra allora si illuminava.Quando l’alba tingeva l’oriente: fugando le ombre, le bellissime fate sparivano. Tutto ricadeva nel mistero e la gente era convinta che le fate fossero le padrone del castello; bellissime creature passate a miglior vita e che tornavano a rimirare i luoghi cari al loro cuore, ove avevano trascorso l’esistenza. Per approfondire la storia del castello consiglio il seguente link: http://www.icastelli.it/castle-1238686973-castello_di_levizzano_rangone-it.php


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