giovedì 24 aprile 2014

Il castello di venerdì 25 aprile







BENTIVOGLIO (BO) – Castello di Ponte Poledrano

Sorse tra il 1475 e il 1481 nel periodo di massimo splendore della signoria di Giovanni II Bentivoglio (signore di Bologna dal 1463 al 1506), ampliando la già esistente rocca fatta costruire dal Comune di Bologna nel 1390 e detta del Poledrano, dal nome della località Ponte Poledrano adiacente al Navile (il termine è dovuto al passaggio di puledri -"poledri"- sul ponte del canale Navile). La rocca fu costruita con fini strategici: nel torroncino vi erano infatti la campana d'allarme e il braciere per le segnalazioni con Bologna e altri luoghi. Nel 1441, Annibale I Bentivoglio fu investito da Niccolò Piccinino, duca di Milano, della turris Ponti Poledrani, innalzata circa cinquant’anni prima dal Comune di Bologna, insieme ai campi circostanti e a un mulino. Nel 1456, il suo successore Sante ampliò e restaurò la torre, aggiungendo una loggia e due stanze; tre anni dopo, l’edificio fu visitato da Pio II durante il viaggio di rientro dalla Dieta di Mantova. Grazie alla nuova costruzione concepita nel 1480 circa da Giovanni II, cugino e successore di Sante, Ponte Poledrano divenne un luogo di delizia, la più amata casa di campagna della famiglia Bentivoglio (dopo il Palazzo di città di strada San Donato), organizzato attorno a un cortile quadrato: pur ingentilito e dotato di nuovi confort, l'edificio non perse il suo carattere castellano, del resto alla moda tra il patriziato bolognese per tutto il rinascimento. A differenza di molte ville dell’epoca, che, pur mantenendo torri e merlature, andarono generalmente abbandonando un’effettiva funzione difensiva, il castello di Bentivoglio conservò l’uso delle antiche tecniche dell’architettura militare: il fossato era largo 25 metri e il complesso era diviso in comparti separati che potevano essere isolati progressivamente in caso di assedio, rendendo l’antico nucleo della fortezza un rifugio quasi inespugnabile. Ciò è giustificato verosimilmente dal fatto che il castello si trovava in un’area di confine, e forse anche dall'incerta posizione politica dei proprietari. Il motto Domus jocunditatis affrescato lungo le pareti del cortile interno che ancora oggi si può intravedere, seppur rovinato dal tempo, indicava la destinazione dell'edificio per brevi soggiorni e adatta ai divertimenti della corte bentivolesca. L'edificio è a pianta quadrata, dalle finestre ampie, dal vasto e luminoso cortile, dalle accoglienti stanze con annessi servizi e stalle. I caratteri sono quelli di una tipica costruzione rinascimentale, una dimora di campagna senza preoccupazioni difensive eccessive, con due ariosi porticati, stanze e corridoi semplici con vivaci decorazioni, purtroppo oggi in maggioranza perdute tranne quelle dei fiordalisi, degli stemmi e dei ghepardi. In questo castello si racconta avvenne il primo incontro tra Alfonso d'Este e la sua futura sposa Lucrezia, che durante il suo viaggio sul Navile per convenire a nozze con Alfonso fece tappa nella dimora di Bentivoglio. Qui il futuro sposo curioso di vedere la bella figlia di Papa Borgia, si introdusse durante la notte nel castello e rimase affascinato dalla bellezza di Lucrezia. Altri personaggi che il castello ha ospitato sono: Ercole I d’Este, duca di Ferrara, e il pontefice Giulio II. La caduta dei Bentivoglio avvenne nel 1506, proprio per mano di Giulio II, ma riebbero il castello grazie all'azione di Leone X. Tuttavia il castello cominciò una fase di deterioramento, tanto che l'ala occidentale divenne pericolante per poi crollare nel XVIII secolo ad opera dei nuovi proprietari, i Pepoli, che ne fecero una villa a due lati, aperta; sparirono mura e fossati mentre nel castello abitarono soprattutto famiglie bracciantili e le sue stanze ebbero le più impensate destinazioni: magazzini, concerie di pelli, ricoveri di animali. Nel 1889 la nuova proprietà Pizzardi, incaricò Alfonso Rubbiani per il restauro del castello, con l'intenzione di ripristinare l'edificio voluto da Giovanni II, dal 1889 al 1897 il Rubbiani ricostruì l'ala crollata, riedificò la cinta merlata e suddivise le stanze secondo le vecchie piante. Inventò anche numerosi particolari, come il rivellino di accesso e la scala che dal cortile conduce al piano nobile. Vennero inoltre aggiunte due statue rappresentati Ginevra Sforza e Giovanni II Bentivoglio, entrambe a opera di Giuseppe Romagnoli. Il restauro, nonostante l'impegno nella ricerca di documenti dell'epoca, ha restituito un edificio aldulterato, di marcata impronta ottocentesca. Nella Prima guerra mondiale accolse un ospedale militare della CRI. Nel 1945, durante la ritirata, le Wehrmacht fecero saltare la trecentesca torre del castello, lasciandola mutilata come oggi la vediamo. Le decorazioni interne all’edificio risultano le uniche del XV secolo a carattere profano di quest'area. I temi trattati non sono la descrizione di aristocratici e cortesi passatempi, bensì la vita nei campi e in particolare in dieci episodi dedicati alle "storie del pane". Vengono rappresentate tutte le fasi, dalla semina, al trasporto, alla battitura fino alla produzione del pane vero e proprio. Azioni assolutamente veritiere rappresentate però su di un fondale fantastico che si apre su paesaggi e natura precedendo di qualche secolo gli effetti scenografici tipici del neoclassicismo. I pilastri dipinti non fungono soltanto da divisori degli episodi ma come fittizi sostegni di un soffitto, secondo l'insegnamento già mantegnesco. Oltre alla Sala del Pane, è degna di nota anche la Sala dei Cinque Camini. La cappella aveva importanti affreschi, tornati alla luce con gli interventi del Rubbiani. Sono ancora riconoscibili gli "Apostoli", "l'Eterno" sulla volta, i "simboli degli Evangelisti" e i numerosi "Serafini". Attualmente l’edificio ospita i laboratori di ricerca dell’Istituto Ramazzini ed inoltre viene utilizzato per le attività culturali organizzate dal comune. Per approfondire: http://www.bentivoglioedintorni.it/castello-di-bentivoglio.html, http://www.itinerarimedievali.unipr.it/v2/pdf/D_duranti_mulini_canali.pdf

Fonti: http://www.orizzontidipianura.it/interno.php?ID_MENU=6&ID_PAGE=419, brano tratto da "Il Castello di Bentivoglio storie di terre,di svaghi,di pane tra Medioevo e Novecento" a cura di Anna Laura Trombetti Budrisi, http://it.wikipedia.org, http://www.comune.bentivoglio.bo.it/, testo di Maria Teresa Sambin su http://www.villebolognesi.it

Foto: di Claudio Pedrazzi su http://www.panoramio.com e le altre due di Maria Teresa Sambin su http://www.villebolognesi.it

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