venerdì 16 maggio 2014

Il castello di venerdì 16 maggio






di Mimmo Ciurlia

FAICCHIO (BN) - Castello Ducale

Denominato nei documenti d'investitura feudale "Rocca Nova", sorge in posizione strategica al centro del paese, su uno sperone di roccia che domina la Valle del Titerno, fra i monti Acero e Gioia. È proprio la strategia della sua posizione che ha fatto supporre a storici ed archeologi che la primigenia costruzione delle sue mura possa risalire ad epoca antichissima, addirittura sannita (VI sec, a.C.). Sicuramente i Longobardi (VII-X secolo d.C.) tennero la Rocca di Faicchio posta a protezione del Gastadato di Telese. Dopo il domino longobardo, furono i Normanni a governare su Faicchio e sulle zone limitrofe. La prima data storicamente certa riferita al castello è il 1135, data in cui il castello fu edificato o riedificato dai Sanframondo, nuovi signori del luogo, che sicuramente lo ingentilirono, senza togliergli del tutto il rude aspetto di maniero difensivo. Ne sono testimonianza le numerose arcate ogivali, memoria d'arte gotica, che si intravedono anche nei muri della sala del teatro e nelle strutture archiacute delle volte a crociera che coprono due salette attigue, in forte contrasto con l'impianto romanico possente e greve della costruzione normanna. Spodestati i Sanframondo, rei di aver partecipato alla rivolta dei baroni, i nuovi dominatori, gli Aragonesi, misero in vendita il castello, che dopo alterne vicende, nel 1337, giunse nelle mani della famiglia Monsorio, che lo tenne fino al 1520 e che sottopose l'edificio ad un'importante ristrutturazione che gli conferì l'attuale aspetto. Nel 1612 divenne di proprietà di Gabriele De Martino, duca di Faicchio, che restaurò nuovamente il castello, così come recita l'epigrafe posta sul portale d'ingresso,  trasformandolo in una comoda dimora, pur conservando alcune funzioni difensive. Da allora il castello venne chiamato "Ducale" in onore del duca De Martino. La famiglia De Martino tenne il maniero fino alla soppressione dei diritti feudali. A seguito dell'abolizione del feudalesimo nel 1806 il castello cadde in stato di abbandono. Nel 1962 è stato recuperato e restaurato dalla famiglia Fragola. Dal 1973 al 1977 ha ospitato la "Libera Università di Studi Turistici". L'edificio ha la forma di un quadrilatero irregolare i cui lati sono raccordati tra loro da tre delle quattro torri cilindriche originarie, una delle quali (quella che guardava verso la Collegiata di Santa Maria Assunta) è crollata nei secoli scorsi probabilmente a causa di uno dei tanti terremoti che sono accaduti nella zona. La struttura richiama il celebre "fratello maggiore" di Napoli, ossia il Maschio Angioino. I torrioni, infatti, seppure in proporzioni ridotte, poggiano su basi tronco-coniche come quelli del castello partenopeo. Due delle tre torri superstiti fanno da cornice all'ingresso, costituito da un grosso portale seicentesco ornato da una corona di bugnato, composta da rocchi alternativamente stretti e larghi, secondo la tipica maniera seicentesca e sormontato dallo stemma della famiglia De Martino. Il portale era sovrastato originariamente da un loggiato a tre aperture, come si riesce ad evincere dall'intonaco. Il castello era cinto da un fossato ed era accessibile attraversando un ponte levatoio come si intuisce da due fori che si trovano al di sopra del portale. In questi due fori scorrevano le catene di ferro che venivano usate per alzare o abbassare il ponte levatoio, mentre nelle spesse mura delle torri si notano ancora strette aperture verticali, piuttosto larghe dal di dentro, da dove venivano scagliati gli attacchi contro gli aggressori. La volta a botte dell'ingresso immette in un largo cortile scoperto. Sul lato destro presenta un porticato ad archi e pilastri, coperto da volte a vela, che sorregge un terrazzo protetto da una balaustra con anelli in tufo locale scuro. Il prospetto sulla piazza principale (piazza Roma) ha due ordini di terrazze: quello inferiore corrisponde alle sale di rappresentanza mentre quello superiore coincide con gli appartamenti privati. Degna di menzione è una bella e ben conservata scala a chiocciola in tufo grigio scuro, composta di tante mensole sagomate a gradino, ognuna di un sol blocco di tufo. Con questo stesso materiale sono costruiti i fregi, decorazioni varie e gli stemmi che ornano il terrazzo più piccolo sul quale si affaccia l'ingresso alla cappella palatina, sovrastata dal suggestivo campanile del XVIII secolo. Nella cappella palatina vi è una ricca decorazione di stucchi barocchi che incorniciava un dipinto andato disperso. Secondo la tradizione popolare nella cappella si trovava un quadro raffigurante Santa Barbara che veniva fatto baciare ai condannati dopo le funzioni religiose. Costoro, avvicinandosi al quadro per baciarlo, ponevano a loro insaputa i piedi su di una botola che, aprendosi all'improvviso, li faceva cadere nelle segrete del castello. La botola che secondo la tradizione veniva usata per questo "trabocchetto" è ancora oggi sita nel pavimento della cappella. Dal cortile si accede ai sotterranei, molto estesi ma in gran parte impraticabili, mentre al piano terra è sito il carcere dove ancora oggi, nell'intonaco, si possono vedere le scritte incise dai detenuti. Nel 2000 è stato acquistato da un gruppo di imprenditori locali ed attualmente è sede di un albergo ristorante. Gli interni del castello sono stati arredati con mobili ed oggetti di antiquariato. In particolare, in alcune sale che sovrastano il portale di ingresso, sono conservati dipinti d'epoca, alcuni strumenti musicali antichi ed un presepio del Settecento. In una di queste sale sono ancora visibili tracce di affreschi parietali. In altri ambienti si possono ammirare pezzi di artiglieria, armi da fuoco e armature d'epoca. Il castello è visitabile su appuntamento.

Fonti: it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Faicchio,


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