martedì 3 giugno 2014

Il castello di martedì 3 giugno







ALBISOLA SUPERIORE (SV) – Castello

Chiamato anche "castellaro", è un piccolo fortilizio, edificato in epoca incerta, posto sull'omonima collina ad Albisola Superiore, in prossimità della chiesa parrocchiale di San Nicolò, alla confluenza della valle del Riobasco e della valle del Sansobbia. Il primo documento in cui viene citato risale al 1121 o al 1122 e risultava appartenente al libero Comune di Savona. Si suppone, però, che la edificazione di un primo fortilizio sia anteriore a tale data e forse risalga all'epoca romana o preromana (il nome "castellaro" indica spesso insediamenti di tribù Liguri). Nell'alto medioevo Albisola fu dapprima parte integrante del comitato di Vado, poi del marchesato di Savona, per costituire infine un marchesato a sé, che fu destinato nel 1122 a Guelfo di Albisola, di stirpe aleramica. Morto Guelfo senza figli maschi, nel 1135, il marchesato fu retto dalla vedova Tederata e poi dalla figlia Ferraria fino al 1139, anno in cui Ferraria si sottomise al comune di Genova, impegnandosi a vivere in quella città. Alla morte di Ferraria, subentrarono a vantare diritti di successione i marchesi del Bosco e quelli di Ponzone, discendenti di due fratelli di Guelfo, e fu così che il feudo di Albisola si trovò diviso, con l'andar del tempo, in molteplici quote, molte delle quali passarono, in seguito a matrimoni, a famiglie estranee alla stirpe aleramica, quali i Malocelli e i Doria. Fu costituito allora, per una amministrazione unitaria, il Consorzio detto dei Signori di Albisola, che ebbe breve durata perché i vari comproprietari preferirono alienare le rispettive quote, gran parte delle quali fu acquistata dal popolo e dai consoli di Savona, con l'approvazione dell'imperatore Ottone IV. Ma a nulla valse la conferma imperiale, perché Genova mosse guerra a Savona, che era alleata con Albenga, col marchese di Finale e con i Savoia, e riuscì finalmente vittoriosa. Il castello di Albisola dovette in quella occasione sostenere un duro assedio, capitolando soltanto quando venne abbandonato dai suoi alleati, e principalmente da Simone, castellano di Stella (castello legato strategicamente ad Albisola), che scese a patti con i genovesi. Genova poté così imporre, nel 1251, a Savona la rinuncia a qualsiasi diritto sul castello e sulle terre di Albisola. Si era frattanto formato in Albisola il Comune, le cui origini si fanno risalire alla fine del secolo XII o all'inizio del XIII. Ben presto il Comune di Albisola si unì con un patto sancito nel 1277 con i vicini Comuni di Celle e di Varazze. Iniziò in quel periodo il graduale distacco da Savona; Albisola fu attratta completamente nell'orbita di Genova, che rilevò ad una ad una tutte le quote ancora spettanti alle varie famiglie eredi del marchesato di Albisola, con un processo che si svolse lentamente ed ebbe termine soltanto nel 1290, quando l'acquisto delle ultime quote fu reso possibile da un contributo dello stesso Comune di Albisola. L '8 maggio del 1343 fu solennemente stipulato tra Genova da una parte ed i Comuni di Albisola, Celle e Varazze dall'altra una convenzione per cui gli uomini delle tre " Università" (o comuni di minore importanza), si univano spontaneamente a Genova, formando una sola Podesteria retta da un Podestà nominato annualmente da Genova, ottenevano di essere considerati e trattati come cittadini genovesi e conservavano la libera amministrazione dei pubblici introiti, nonché il diritto a governarsi con propri statuti civili. Genova impose insomma il suo protettorato ai tre comuni già spontaneamente alleatisi con il patto del 1277. La vita della Podesteria fu caratterizzata, a partire dal 1460 e fino al secolo XVII, da frequenti controversie tra Albisola e Celle da una 'parte e Varazze dall'altra, composte ogni volta dall'intervento di autorità di Genova o di Savona. Il territorio albisolese costituì fino al 1616 un solo comune, fatta eccezione per una piccola parte del Borgo Inferiore (l'attuale Albisola Marina), che appartenne a Savona fino al 1533, anno in cui il confine fu stabilito al Ritano del Termine e in memoria dell'avvenimento fu eretta una colonna con iscrizione nella località di Redeponti. Oggetto di interventi di rafforzamento durante il XVII secolo per adattarlo alle nuove armi da fuoco, il castello fu abbandonato definitivamente nel 1805. L'aspetto attuale è il risultato degli ultimi ammodernamenti effettuati nel corso del XVII e XVIII secolo. Si conservano quasi per intero le mura perimetrali che ricordano nella forma il profilo di una nave con la prua rivolta a nord ovest. Il fortilizio si sviluppa su due livelli diversi, di cui la "prua" risulta essere il più alto. Raggiungibile da un sentiero pedonale che si diparte nei pressi della sottostante chiesa di San Nicolò, ha l'ingresso posto sul lato est. Sotto di esso una grotta artificiale costituisce quella che un tempo doveva essere la polveriera. Una tradizione orale locale vuole che esista un passaggio sotterraneo tra il Castellaro e i ruderi della villa romana di Alba Docilia, posti davanti all'attuale stazione ferroviaria. I ruderi del castello si sviluppano per una lunghezza di 70 metri ed una larghezza di 24 metri con orientamento nord-sud. Dagli spalti il panorama è magnifico. Per chi volesse approfondire in inglese, ho trovato questo link: http://www.lifeinitaly.com/tourism/liguria/castellaro


Foto: da http://www.dodecapoli.com/pagine/castelli/a-b-c/albisola.jpg, di Antonello Piccone su http://it.wikipedia.org e infine di Gancjo su Flickr

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