mercoledì 9 luglio 2014

Il castello di mercoledì 9 luglio




di Mimmo Ciurlia

SPORMAGGIORE (TN) - Castel Belfort

E' collocato sulla strada che collega Spormaggiore a Cavedago e, anche se in parte diroccato, è ancora imponente e chiaramente visibile. Le sue rovine trasudano storia e fascino da ogni pietra nonostante la quasi totale assenza di interesse degli studiosi sull’argomento. Nelle investiture tedesche questo castello viene sempre citato con il nome di Altspaur fino al XVIII, mentre dalla casata dei Reifer (Reiver) viene invece chiamato Castel Riberi (o Castel Raiver ed anche C.Raivera). Il primo ducumento riguardante il Castel Belfort risale al 1311, quando Enrico conte di Boemia concedette la licenza a Tissone di Altspaur di costruire una torre di guardia con eventuali edifici adiacenti "sul dosso o colle di Malgolo, giacente nelle pertinenze di Spormaggiore sotto la strada nuova", che doveva collegare Andalo con la valle dello Sporeggio e la Valle del Sarca con Trento. Il complesso era composto dall'attuale torre merlata, circondata dalle vaste mura perimetrali di forma rettangolare. Sul lato est delle mura in prossimità della torre si apre il portone di ingresso, oltrepassato il quale uno stretto passaggio permette di aggirare l'edificio interno seguendone il perimetro nel corridoio che passa tra lo stesso e le mura esterne. I soffitti e i piani alti sono purtroppo ormai crollati da tempo. Il ritrovamento di un documento, risalente al 1645, attesta la presenza di una cappella, ubicata al piano superiore e consacrata a San Fabiano e San Sebastiano, e di stalle fuori dalle mura. Una caratteristica che contraddistingue Castel Belfort e che ne ha influenzato la storia, è il fatto che esso sorga vicino a Spormaggiore,nella giurisdizione del preesistente castello di Sporo-Rovina, come rocca per il distretto di Andalo e Molveno. Questo spiega perchè nel corso dei secoli abbia subìto tanti cambi di proprietà, dovuti ad accordi e scambi politici. L'edificio non ha caratteristiche medievali ma assomiglia più ad una fortezza moderna: un’anomalia dovuta alla ricostruzione effettuata dai Conti Saracini dopo l'incendio che nel 1670 devastò l'edificio originale. L’occupazione napoleonica e i successivi passaggi di proprietà contribuirono al suo declino. La storia di Castel Belfort è piuttosto lunga ed articolata visti i numerosi cambi di mano nella gestione del maniero e della sua giurisdizione. Riassunte in breve le varie dinastie succedutesi nella proprietà di Belfort sono: Tissoni 1311-1350 / Reifer 1350-1427 / Thunn 1429-1450 / Neudeck 1470-1500 / Concini 1500-1543 / Nogarola 1543-1574 / Pezzen 1607-1627 / Terlago 1627-1642 / Sporo Rovina 1642-1650 / Del Monte 1650-1693 / Saracini 1693.
La storia della giurisdizione di Castel Belforte ha inizio con Tissone figlio di Geremia I e primo edificatore di Castel Belfort, come già scritto, che ricoprendo la carica di vicario vescovile fu coinvolto nelle lotte nobiliari del 1334 in Val di Non che lo videro schierato a fianco del Principe Vescovo di Trento. Egli morì prematuramente nel 1339, ma le conseguenze della sua scelta ricaddero sui suoi discendenti qualche anno più tardi. I Thun, conti del Tirolo, bandirono dal principato i suoi eredi che dovettero cedere il castello nel 1350. Castel Belfort passò così nelle mani di Nicolò Reifer, già capitano della giurisdizione di Castel Rovina. I Reifer occuparono Castel Belfort fino al 1415 quando a seguito di tresche clandestine Pietro Sporo (detto Pietro il terribile) per mezzo del figlio Giorgio lo assediò ed infine lo occupò, confidando nella promessa di esserne infeudato da parte del Duca Ernesto. Il dinasta Gasparo Reifer venne così incarcerato ed il castello passò di mano, ma pochi anni più tardi alla morte di Pietro Sporo (1345-1424) e scaduta l'investitura per conquista, Belfort fu restituito dagli Sporo al Duca Federico. Il castello, che a questo punto per diritto sarebbe dovuto ritornare ai Reifer, venne invece concesso per ripicca dal Duca prima a Giovanni Uber (1427) e poi al giudice Andrea Vogt (1428-29). Nel 1429 Belfort ritornò finalmente ai Thun, che a partire dal 1450 lo concessero nuovamente ai Reifer come Feudo mascolino, concessione che terminò infine nel 1470 per mancanza di eredi maschi. I loro successori furono i Neudeck, famiglia di ministeriali proveniente da Andrech, il cui patriarca fu Martino Neudeck, assegnatario dall'arciduca Sigismondo delle mansioni di amministratore e scalco. La famiglia venuta nel Tirolo, in un crescendo di popolarità, acquistò prima il castello feudale di Anger come dimora, ed a seguire Castel Belforte, Malosco, Wellenberg e Fragenstein. Martino di Neudeck passò l'amministrazione di Belfort prima a Sigismondo Neudeck e poi a Vittorio Neudeck in qualità di capitani. Nel 1500, alla morte di Vittorio Neudeck, l'amministrazione della giurisdizione venne concessa a Bartolomeo Concini. Costui, per meriti in battaglia acquisiti nella guerra ai Veneziani del 1478, venne premiato con l'assegnazione di castello e giurisdizione, concessi come feudo pignoratizio. Il maniero passò ancora di mano qualche anno più tardi quando nel 1543 uno degli eredi, Tobia Concini, per motivi che non sembrano essere riportati dalle cronache, cedette il feudo in favore di Leonardo Nogarola di Verona, il quale secondo le cronache versò 4.900R. non meglio specificati come saldo delle spese. Castel Belfort nel frattempo risultava essere piuttosto povero e malconcio, e la famiglia dei Nogarola vi rimase solo per un ventennio. Ad essi subentrò la famiglia di Antonio Pezzen Notaio in Valle di Non, originario di Brescia che ottenne Belfort come feudo pignoratizio nel 1607. La proprietà passò in seguito ai suoi eredi, dei quali l'ultima in dinastia fu Elisabetta, che sposandosi con Francesco Conte di Terlago segnò un ulteriore cambio di dinastia nella travagliata storia di Belfort. Nel 1642 Domenico Vigilio Spaur comperò il Feudo di Belforte per la somma di 24.900R. ma l'affare non si rivelò proficuo, ed a distanza di soli 8 anni lo stesso fu rivenduto per la stessa cifra ad Antonio Del Monte il quale , sposato ma senza prole con Antonia Saracini, lo lasciò in eredità ai nipoti Antonio e Leonardo, figli di Sigismondo fratello di Antonia. Nel 1670 un pauroso incendio devastò il castello, ma i Saracini ebbero la cura di ricostruirlo, facendone tra l'altro un palazzo più moderno rispetto alla struttura medioevale precedente, e decisamente più adatto ad essere abitato. La struttura a questo punto rimase di proprietà di questa famiglia, ma i tempi stavano cambiando, e nel 1785 il castello perse il suo peso politico, le giurisdizioni di Flavon (Castel Flavon, in Valle di Non), Sporo-Rovina e Belfort vennero infatti unificate, e la sede vicariale venne definita nella vecchia casa comunale di Spormaggiore. Agli inizi del 1900 le suddette giurisdizioni cessarono di fatto. La proprietà delle rovine di Castel Belfort è rimasta alla famiglia dei conti Saracini fino ai primi anni 90, quando il comune di Spormaggiore ha acquistato il castello. L'appartenenza, nel corso dei secoli, a diverse casate nobiliari ispirò alcune leggende che alimentarono l’alone di mistero permeante tra questi ruderi: si narra che ai piedi del muro di cinta sia sepolto un tesoro e che tra le pareti diroccate si aggiri il fantasma di un castellano geloso. La storia è quella di Cristoforo Reifer che regnò queste terre verso la metà del Quattrocento: pare che il Conte soffrisse di attacchi di pazzia e di manie di persecuzione che lo portarono a sospettare in maniera talmente maniacale della fedeltà della sua terza consorte Orsola, da arrivare quasi ad ucciderla. Sarebbe dunque lo spirito tormentato e ancora assettato di vendetta del cavalier Cristoforo, l’angosciante presenza che aleggia sulle rovine del castello, alla ricerca delle prove del tradimento della giovane donna.

Foto: da http://trentinomotoadventure.com e di angelo63 su http://rete.comuni-italiani.it

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