sabato 27 settembre 2014

Il castello di domenica 28 settembre






MATERA - Castello Tramontano (di Mimmo Ciurlia)

Il castello Tramontano è situato su una collinetta, chiamata collina di Lapillo, sovrastante il centro storico della città. La vicenda che ruota attorno alla sua edificazione rappresenta una pagina amara nella storia di Matera. Il nuovo Re di Napoli, Ferdinando II, aveva promesso ai Materani di non cedere più la città ad alcun feudatario, dopo che questa si era già liberata più volte dal giogo feudale pagando diversi riscatti per restare città libera ad autonomo reggimento, cioè dipendente direttamente dalla Corona Reale. Invece il 1° ottobre del 1497 egli concesse la Contea di Matera al conte Gian Carlo Tramontano, già maestro della Regia Zecca aragonese, nato a Santa Anastasia (NA), che vantava crediti nei confronti dell'Erario Reale. Grande uomo d'affari, cercò di impadronirsi dei commerci della lana che venivano dalla Calabria e delle saline nel metapontino gestite dalle famiglie nobili del territorio. Il conte si rese presto inviso ai materani in quanto con il passare del tempo si riempì di debiti, per far fronte ai quali tassava la popolazione con gravose imposte. Si circondò quindi di nemici non solo tra le famiglie nobili, ma anche tra il popolo, visto che le fonti tramandano che avesse imposto molte tasse e che esercitasse lo "ius primae noctis". Nel 1501 per evidenziare il suo dominio a Matera, iniziò la costruzione del castello, situato su una collina dominante la città, al di fuori delle mura cittadine, con lo scopo di controllo "feudale" dei terreni circostanti più che di difesa della città stessa. Per la costruzione del castello furono spesi ben 25.000 ducati e ciò andò a gravare ancor di più sulla popolazione. Fu così che alcuni cittadini, stanchi dei continui soprusi, si riunirono nascosti dietro un masso, che da allora fu chiamato "u pizzon' du mal consigghj" cioè la pietra del mal consiglio, ed organizzarono l'assassinio. Il 29 dicembre 1514 il Conte, appena uscito dalla Cattedrale, fu assassinato in una via laterale della stessa, che fu successivamente chiamata in modo eloquente Via del Riscatto. La città, dopo che fu commesso un fatto tanto grave, l'uccisione del feudatario, rischiava di essere rasa al suolo e cosparsa di sale, ma ciò non accadde, poichè i nobili si presentarono alla corte del re di Napoli, chiedendo l'indulto in cambio di un sacco di monete d'oro. Il Quadro della concessione dell'indulto da parte del re di Napoli è esposto negli uffici del Sindaco di Matera. Il castello restò dunque incompiuto e mai abitato. In stile aragonese, con un maschio centrale e due torri laterali rotonde, smerlate e dotate di feritoie, ha mantenuto il fossato e l'imbocco del ponte levatoio. Benché incompiuto, appartiene a una tipologia caratteristica dell’architettura castellana tardo-medievale. Alla fine del XV secolo, la preponderanza delle bombarde e in genere delle armi da fuoco aveva apportato dei sostanziali mutamenti agli impianti castellari. Per resistere ai proiettili dei cannoni avversari, come anche per assorbire il rinculo dei pezzi difensivi e favorirne gli spostamenti, non servivano più le torri mastodontiche e quadrate, o le mura alte e le merlature spiccate, che anzi offrivano un bersaglio più agevole alle cannonate. Era piuttosto necessario ridurre lo specchio murario, ispessire le fabbriche, conferire un’altezza uniforme alle diverse parti della fortificazione e accentuarne la scarpatura, apprestando dei rinforzi cilindrici casamattati, più bassi e grossi del solito. L’uso delle «rondelle» tondeggianti o delle torri profilate «a mandorla» diminuiva in effetti le superfici rettilinee dei castelli, che quindi potevano schivare meglio le palle in pietra o in ferro sparate dalle artiglierie nemiche. Pare che poi la costruzione avesse dovuto comprendere altre torri di difesa, una delle quali è stata rinvenuta sotto la centrale piazza Vittorio Veneto di Matera insieme ad altri ambienti ipogei. Dal 2008 al 2011, il castello è stato interessato, insieme al parco circostante, da lavori di restauro e non è visitabile internamente.


Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da www.sassiland.com

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