sabato 29 novembre 2014

Il castello di domenica 30 novembre






CALOSSO (AT) – Castello Roero

Da più di un millennio la sua sagoma imponente vigila, dalla sommità della collina che si erge tra le valli del Nizza e del Tinella, sull'abitato di Calosso. Testimonianza longeva delle vicende occorse a questo piccolo borgo, il castello ne segna la storia attraverso le epoche, ripercorribili a ritroso, sino a perdersi nell'Alto Medioevo. Perché da qui, da prima dell'anno 1000, si suole dare inizio alla sua storia, in quanto di questo periodo si ritrovano le prime tracce, seppur vaghe. Tracce che, benché confuse dai numerosi interventi apportati alla sua struttura originaria in seguito ad eventi bellici e a ristrutturazioni, consentono di fissare i punti salienti dell'evoluzione dell'antico maniero. Sappiamo infatti che nel 1318 il paese di Calosso venne coinvolto nel conflitto tra i guelfi della famiglia Solaro e la fazione ghibellina dei De Castello di Asti. I guelfi distrussero l'intero castrum di Calosso. Nel 1377, l'intero feudo di Calosso venne acquistato dal nobile banchiere astigiano Percivalle Roero. Nel 1387 Calosso con il suo castello, prontamente ricostruito, rientrò tra i possedimenti della dote di Valentina Visconti, andata in sposa a Luigi d'Orléans. Alle porte del 1600, troviamo Calosso assediato dagli spagnoli e in seguito recuperato dai Savoia, grazie anche al capitano Catalano Alfieri che, a capo delle truppe francesi, cinse di enormi palizzate tutto il castello. Giungiamo quindi alla Pace dei Pirenei del 1659, data in cui la fortezza calossese perse la sua importanza strategica e venne trasformata dalla famiglia Roero di Cortanze, nuovi signori di Calosso, in un'elegante e signorile residenza di campagna, per assumere i connotati ancor oggi riscontrabili. In seguito a queste trasformazioni il castello perse la fisionomia originaria dell'imponente fortezza cinquecentesca che cingeva all'interno delle sue mura l'intero borgo storico, composto, tra gli altri edifici, dalla chiesa di San Martino. Resta la torretta cilindrica e l'arco d'accesso al ricetto. Attualmente di dimensioni molto ridotte rispetto a quello originale, la struttura è riconducibile ad una serie di corpi a forma di L, dominata dalla massiccia torre cilindrica ornata da archetti pensili e merli guelfi perfettamente intatti. Di interesse particolare sono poi i bastioni cinquecenteschi, rimasti anch'essi inalterati, che caratterizzano il lato nord della fortezza. Le mura di questo segmento, prospicienti l'ampio parco, presentano ancora le feritoie e le aperture delle casse matte, struttura a prova di bomba, introdotte in seguito all'adozione delle artiglierie, di carattere sia offensivo - finalizzate ad ospitare bocche da fuoco – che difensivo, destinate a mettere al riparo uomini e materiali; inoltre è ancora possibile vedere una posterla, stretto e basso passaggio che attraversa le mura. L'accesso al cortile interno è presidiato da un portale tipicamente seicentesco che reca, ad ornamento della sezione superiore dello stipite, lo stemma della famiglia Roero, raffigurante tre ruote, e delle famiglia Gavigliani, raffigurante due rose divise da una fascia orizzontale. Al maniero di Calosso è legata la storia di Sant’Alessandro Sauli, vescovo di Pavia (Diocesi da cui dipendeva allora Calosso) che l'11 ottobre 1592, durante una visita pastorale, venne "sorpreso da una grave e pericolosa malattia nel castello di quel luogo, ove don Ercole Roero avealo alloggiato" (secondo G.S. De Canis, 1816). La morte del vescovo suscitò una tale impressione che nel 1683 la camera del castello venne convertita in pubblico oratorio e, successivamente in cappella ed è tradizione ormai da diversi anni che i proprietari ogni 11 ottobre facciano celebrare in suo ricordo la Santa Messa. Il castello è sempre stato privato ed è passato quasi sempre per via femminile, partendo dai Roero di Cortanze, ai Colli di Felizzano, ai Gavigliani, ai Gloria, ai Ferretti di Castel Ferretto, si è giunti ai Balladore - Pallieri, attuali proprietari. Lo storico edificio fa parte del circuito dei “Castelli Aperti” e, nelle giornate di visita, i proprietari accompagnano i turisti attraverso l’antico salone utilizzato per i ricevimenti, con stucchi tipicamente settecenteschi, la Cappella dedicata a Sant’Alessandro Sauli, i sotterranei, che danno risalto dimostrando come era la fortezza e il parco da cui si gode un panorama incantevole a 360°. Il pavimento, come in tutti i castelli dei conti Roero, è rigorosamente rosso sangue.

Foto: una cartolina della mia collezione e da http://www.astigiando.it/place/castello-di-calosso/


Nessun commento: