venerdì 13 marzo 2015

Il castello di sabato 14 marzo






MISTRETTA (ME) – Castello arabo-normanno  (di Mimmo Ciurlia)

Il Castello, già conosciuto in epoca romana (Polibio lo definisce “vetustissimo”), fu edificato, maestoso, su un monte roccioso a guisa di fortezza e domina la città. Rapporti visivi si potevano intrattenere con il castello di Serravalle, con le vedette collocate in località Santa Croce di Mistretta e Santa Croce di Santo Stefano di Camastra e con le cime dei rilievi verso l’entroterra. Distrutto da una frana nel lato orientale, fu ricostruito dai saraceni che dominarono dall'827 al 1070. Le prime notizie sulla fortezza si hanno da un privilegio del 1101 con il quale il conte Ruggero donò al Demanio Regio e infeudò a se stesso Mistretta con il suo castello. Fu teatro di grandi avvenimenti per circa 300 anni, infatti lì si rifugiò Matteo Bonello durante la rivolta contro Guglielmo Re dei Normanni, vi si stabilì Federico D’Antiochia durante la rivolta contro Re Pietro D’Aragona nel 1337. Nel 1360 vi si trattenne Re Federico D’Aragona prima del matrimonio con Costanza. Altre notizie si riferiscono al 1474, quando era castellano regio Sigismondo De Luna, che aveva il compito della riscossione delle gabelle e che lasciò nell’incuria il castello. Nel 1520 il maniero era già in rovina e ridotto a carcere. Il personale era costituito da due sole persone, il castellano e il portiere. Nel 1608, il castello era completamente in rovina. Nel 1633 i mistrettesi distrussero quanto rimaneva della fortificazione simbolo delle angherie del potere regio. Nel 1686 una grande frana, che interessò tutta la vallata, distrusse il versante nord-est della rocca del castello che cambiò per sempre la sua morfologia. Dall’epoca della sua distruzione, i ruderi del castello e le rocce vicine vennero usati come cava di pietra per la costruzione delle case dei mistrettesi. Nel 1863 il Sindaco proibì con una ordinanza di “ fare pietra al castello “. Di forma rettangolare è circondato da tre cerchia di mura, quattro torri merlate con feritoie e bertesche; è alto 20,50 mt e le torri
dovevano superare 27 mt e sul lato nord si configura ancora uno degli ingressi. I ruderi che sopravvivono consentono di riconoscere la parte sommitale di un complesso che, in origine, doveva estendersi anche lungo i fianchi della vetta e di cui sopravvivono altre strutture all’interno di un perimetro murato più ampio. Il presumibile mastio oggi è accessibile da una scalinata che approda ad un’apertura ricavata nelle sue murature che, a loro volta, sul fronte ovest, sono caratterizzate dalla presenza di tre feritoie. Fra i resti che emergono da uno spesso strato di detriti sono stati identificati tracce di una chiesa, di una cisterna e di ambienti ipogei. I pochi frammenti delle murature superstiti sono realizzati con pietrame legato da malta di calce. Con gli scavi archeologi effettuati nell’area sottostante i ruderi, negli anni ’80, sono state rinvenute le fondamenta di una piccola chiesa triabsidata, di probabile epoca normanna impiantata in uno strato di materiale bizantino.


Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è da http://www.vivisicilia.it/2014/03/20/comune-di-mistretta/

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