mercoledì 5 agosto 2015

Il castello di mercoledì 5 agosto






SARSINA (FC) - Castello in frazione San Martino (o castello di Casalecchio)

Il castello, ricordato già nel 1179 come soggetto alla Chiesa di Sarsina. Recenti studi collocano la costruzione dell’elegante edificio nel corso dello stesso dodicesimo secolo. Nel 1327 fu dato in feudo a Riccardo Rigoni di Monteriolo, ma ritornò alla Chiesa di Sarsina nel 1350, alla sua morte. Nel 1371 apparteneva al giovane Antonio Succi e c’erano “8 fuochi”, vi abitavano cioè 8 famiglie. Nel 1373 ritornò al Vescovo che lo consegnò definitivamente ai conti Bernardini di Rimini nel 1420, i quali lo riadattarono ad abitazione, trascurando sin da allora le torrette e i merli e incorporando nell'edificio le stesse mura di cinta, ora visibili, in parte, a valle. I Bernardini lo ebbero per meriti di guerra da Guidubaldo II d'Urbino. L’ultima contessa, Antonia Bernardini, morì nel suo castello “per morbo apoplettico” il 19 agosto 1800, all’età di 72 anni, come leggiamo nel “Libro dei morti” della parrocchia di San Martino in Appozzo, mentre Napoleone sopprimeva tutti i feudi, grandi e piccoli. Dal 1812 è proprietà privata dei Marini, oggi disponibili ad aprire su richiesta le ospitali porte al visitatore. L’attuale proprietario, Angelo Marini di Sarsina, racconta: “I nostri antenati provenivano da Quarto, dove nel 1812 ci fu la rovinosa frana che distrusse tutta la frazione. I quattro fratelli si divisero: uno rimase a Quarto, uno si trasferì Sarsina, uno a Tomba mentre Annibale Marini acquistò il castello di Casalecchio, passato poi di padre in figlio fino a noi. In questi anni ho provveduto ai lavori ordinari di manutenzione, come sistemazione di intonaci e pavimenti, mentre il lavoro più impegnativo fu nel 1985 il rifacimento del tetto. Essendo ora il proprietario della gran parte del caseggiato ho riportato all’origine gli interni, eliminando le divisioni murarie che i diversi proprietari avevano effettuato nel corso del tempo”. Ciò che colpisce subito il visitatore è certamente la maestosità del palazzo, chiamato dalla gente “il palazzo dalle 100 finestre” anche se sono un po’ meno. Un portone a lunetta porta all'androne, il cui soffitto conserva, come può, lo stemma affrescato dei conti (con il leone al posto dell'aquila). Da qui si entra direttamente, a sinistra, nell'oratorio privato (cappella dedicata a San Nicola), che delimita parte della corte, raccolta in una intimità quasi claustrale, con l'agile campaniletto a vela e l'antico pozzo-cisterna. La campana, posta nel campaniletto a vela, venne fusa dalla ditta Balestra di Longiano nel 1826 ed è firmata da Annibale Marini. L’ingresso della Cappella è affrescato con l’emblema raggiante di Cristo “IHS” e lo stemma dei Bernardini, con due leoni e il leccio, una pianta un tempo molto numerosa in questo luogo, che ha dato il nome alla località “Casalecchio”. Dagli architravi di tre finestre s'affaccia come un tempo, a chiare lettere latine, il nobile "Bernardinus Masse Casalechio". All'interno, degno di una visita, è un salone di circa mq 70. Il bianco delle pareti ha nascosto purtroppo i preziosi affreschi, ma nulla ha potuto contro il superbo camino cinquecentesco, di pietra, rimasto pressochè intatto. Il bordo è tutto riccamente ornato, compresi i due finti bracieri in pietra posti a sinistra e a destra. Campeggia, fra eleganti decorazioni scultoree, il bellissimo stemma comitale (con due lecci, due aquile e tre stelle), sopravvissuto al tremendo saccheggio del sec. XVII, quando soldati pontifici richiamarono all'ordine lo spavaldo Scipione Bernardini. Il Conte, narrano le cronache, riuscì a riparare in Toscana, nella "granducale" Monteriolo. Diverse stanze hanno le volte decorate e vi si trovano vari camini “minori” ma pur sempre degni di nota. Curiosa la piccola stanza-dispensa ritornata alla luce da qualche decennio, era infatti murata. Al piano terreno la grande cucina con ampio forno e camino, non usati da tempo, testimonia la presenza di tante persone residenti. Meritano una visita anche le ampie cantine e le stanze per il ricovero degli animali, con mangiatoie ben conservate. Dal 1918 è proprietà di privati che hanno lottizzato il castello in abitazioni plurime.

Fonti: http://www.sarsinaturismo.it/il-castello-di-casalecchio, http://www.sarsina.info/it/territorio/i-castelli-medioevali.htm, articolo di DB su http://www.corrierecesenate.com/2009/10/16/l%E2%80%99unico-vero-castello-della-valle/

Foto: entrambe di antenore malatesta, su http://www.panoramio.com/photo/78444274 e su https://ssl.panoramio.com/photo/78444146

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