venerdì 7 agosto 2015

Il castello di venerdì 7 agosto






PERGINE VALDARNO (AR) - Castello di Montozzi

Sorge a circa 450 m di altitudine, su una collina che domina il Valdarno superiore e la Valdambra. Montozzi si trova citato per la prima volta nel 1036 associato all'oppidum di Bulgari, nucleo fortificato non lontano dall'attuale Castello di Montozzi. Costruito appunto dai Bulgari, alleati dei Longobardi che nel VI secolo occuparono una parte della Toscana, il castello era nelle mani della famiglia dei Sassi e il toponimo Mons Teuzi trae origine da Teuzzo di Ildebrando dei Sassi signore di Bulgari. A partire dal 1186 non si hanno più notizie di personaggi della famiglia dei Sassi sostituiti dagli Ubertini di Arezzo, già loro consorti. Gli Ubertini erano una famiglia legata al potere vescovile di Arezzo. Il nuovo castello da essi voluto era sulla porzione più elevata del colle di Bulgari, in posizione dominante sulle valli circostanti. Le mura seguivano un andamento ellittico, secondo la consuetudine dei borghi incastellati d'altura toscani, con un vasto spazio aperto centrale o piazza. Presso il borgo sorgeva la chiesa extraurbana di San Martino di Tours, sorta in prossimità di una delle vie di pellegrinaggio verso Roma. Il castello è menzionato in un accordo del 1221 tra gli Ubertini e i Guidi, in cui questi ultimi si impegnarono a lasciarlo in pacifico possesso ai rivali. Nel 1303 il castello venne espugnato e distrutto dai fiorentini in lotta con gli aretini. Restaurato dagli Ubertini, subì nuovamente la medesima sorte nel 1326, poiché questi si erano ribellati a Guido Tarlati vescovo e signore di Arezzo. Dopodiché fu radicalmente ricostruito sempre dagli Ubertini. Nel 1335 il vescovo aretino Buso degli Ubertini si sottomise alla guelfa Firenze, sotto la cui autorità passò tutta la Valdambra e nel 1337 i fiorentini realizzarono una nuova strada sul fondovalle per favorire la comunicazione verso la loro città. Nel 1385 Azzo di Franceschino degli Ubertini sottomise a Firenze il castello di Montozzi, che entrò a far parte della podesteria di Valdambra. Nel 1399 il castello fu nuovamente assoggettato dai guelfi fiorentini dopo una ribellione. In seguito la sua importanza militare decadde e tramontò la potenza degli Ubertini, le mura e il cassero furono abbandonati e andarono in rovina. Con l'affermarsi della Pax Florentina diverse famiglie di Firenze occuparono le terre del Valdarno e della Valdambra, conseguì nella zona stabilità politica ed impulso economico, cui si legò il parziale decadere dei nuclei fortificati ed il prolificare delle piccole villae aperte e le case si diffusero al di fuori del borgo anticamente fortificato, per meglio svolgere le attività agricole. Nel 1454 fu redatto lo statuto della comunità di Montozzi e alla fine del '400 appartiene il primo contratto noto di terre concesse Ad Medium, cioè a "mezzadria". Nel 1555 l'intera Valdambra entrò a far parte del Granducato di Toscana. Nella prima metà del Cinquecento la famiglia dei Bartolini Baldelli aveva iniziato ad acquistare immobili e terre a Montozzi. Nel corso del Seicento essi acquisirono gran parte del borgo ed un vasto territorio circostante, anche se la loro stabile dimora era a Firenze, dove furono di generazione in generazione segretari dei granduchi e rivestirono importanti cariche politiche e amministrative. Nel 1660 i fratelli Francesco ed Ottavio Bartolini Baldelli avviarono la costruzione di un palazzo che inglobò le rovine dell'antico cassero del castello, ristrutturarono inoltre il borgo come centro della proprietà. Francesco Maria Bartolini Baldelli (1646-1711) abbellì il palazzo con affreschi. Aggiunse un doppio loggiato sul lato del giardino che fece ornare con stucchi. Infine fece costruire sul lato occidentale del palazzo la nuova chiesa dedicata ai Santi Martino e Lucia della quale ottenne il patronato da Cosimo III. Questa divenne chiesa parrocchiale al posto dell'antica chiesa di San Martino di Tours, posta fuori dal borgo e successivamente demolita. Bartolomeo Bartolini Baldelli (1804-1868) affidò nel 1825 all'ingegner Pietro Municchi la redazione di una stima della proprietà di Montozzi, che comprendeva allora 360 anime, distribuite in 46 famiglie. Fece fare vari rilevamenti cartografici ad opera dell'ingegner Eugenio Falciani, fra cui un cabreo con 34 tavole che illustrano la fattoria ed i suoi 32 poderi. Verso il 1860 fece erigere una nuova chiesa presso il cimitero e fece realizzare intorno al castello il parco romantico all'inglese, denominato la Bandita. Pare che a realizzarlo furono i giardinieri del Granduca di Toscana, Leopoldo II di Lorena. Al parco, del tipo all’inglese, ricco di alberi secolari, si accede attraverso un imponente cancello, fiancheggiato da colonne di derivazione neoclassica. Nel 1892 Luigi Bartolini Baldelli (1854-1906) terminò definitivamente gli interventi a Montozzi con l’aggiunta delle nuove scuderie e degli edifici circostanti sul lato sud del borgo, dove oggi risiede l’omonimo discendente Luigi Bartolini Baldelli. Nel 1944 i Tedeschi prima di ritirarsi occuparono la villa, dandola alle fiamme. L’incendio, che durò due giorni interi, danneggiò particolarmente gli affreschi e le pitture murali. Il castello fu restaurato dopo il 1945 da Carlo, Francesco e Cesare Bartolini Baldelli. L'edificio non è altro che una villa secentesca, di proprietà dei fratelli Giovanni Battista e Piero Bartolini Baldelli, i quali stabilmente vi risiedono. Ha pianta rettangolare, la sua facciata è abbellita da uno scalone a rampe speculari, un portale con concio in chiave a rilievo sormontato dall’arme Bartolini Baldelli e da cinque finestre con davanzale sorretto da mensole. È rivolta a nord ovest verso la piazzetta centrale interna del castello e dà accesso all’antica cantina. Il doppio loggiato sulla facciata posteriore fu aggiunto agli inizi del secolo successivo, insieme alla nuova cappella, ad un granaio ed altre strutture legate alle attività agricole della proprietà. Durante tali lavori furono anche decorati gli ambienti interni con rilievi a stucco attribuiti a Giovan Martino Portogalli e affreschi attribuiti a Giovan Camillo Sagrestani e Niccolò Lapi. Nel 1843, in occasione della visita a Montozzi del Granduca Leopoldo II con la Granduchessa Maria Antonia, è stato rinnovato il pavimento del salone centrale, sostituendo il cotto originario con pavimento marmoreo a "Terrazzo" all'uso veneziano, e in seguito aggiunto un grande camino in stile neomedioevale. Nella villa si conserva l'archivio Bartolini Baldelli. Per approfondire suggerisco il seguente link: http://www.bartolinibaldelli.it/agriturismo-arezzo_castello-montozzi_page_it.html

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Montozzi, http://www.neogeo.unisi.it/geopaesaggi/luoghi.php?id=295

Foto: da http://www.lamiabellatoscana.com/2013/05/la-collina-di-montozzi-paesaggio-da-favola.html e da http://blog.zingarate.com/toscanaperginevaldarno/wp-content/uploads/2015/04/photo.jpg

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