lunedì 26 ottobre 2015

Il castello di lunedì 26 ottobre






PIEDIMULERA (VB) - Torre Ferrerio

La torre, che domina i tetti del borgo antico, si alza per complessivi trenta metri ed ha pianta rettangolare di 10,5 x 8 metri. Sotto di essa passa l'antica strada che portava in valle Anzasca, la cosiddetta "Mulera": per percorrerla i viaggiatori dovevano pagare un dazio ai padroni della torre. Costoro appartenevano alla famiglia dei Ferrari o Ferreri, il cui nome derivava dall'"ars ferraria", cioè dalla lavorazione del ferro, di cui erano abili e ricchi imprenditori. Un'iscrizione ancora visibile all'ultimo piano della torre ci segnala le date di inizio e di fine dei lavori di costruzione: HUIS TURRIS 1594 DIE X APRILIS PRINCIPIUM 1597 DIE XIX NOVEMBRIS TECTUM (L'inizio di questa torre fu il 10 aprile 1594 e il tetto fu posto il 19 novembre 1597). Appena terminata, essa venne fatta oggetto di visita, come testimoniato dal manoscritto cinquecentesco del parroco di Pieve Vergonte, Gian Antonio Giavinelli, dal conte Renato Borromeo il 25 novembre 1598, feudatario di tutta la valle Anzasca. E' assai probabile che in quella data non fosse stato ancora realizzato il ciclo pittorico all'ultimo piano, descritto più avanti. La tradizione popolare vuole che, ai muratori e manovali che lavorarono alla costruzione della torre, venisse dato quale compenso, una misura di miglio al giorno; non vi sono invece notizie realitive al nome dell'architetto che dovette progettarla. Il committente è invece conosciuto: si tratta del signor Desiderio, causidico e notaio, figlio di Federico e fratello di Giacomo e Francesco. Costruita assieme al palazzo adiacente, che costituiva la vera residenza dei Ferreri, la torre mantenne la sua funzione almeno fino alla metà del XVIII secolo, quando, dopo l'emissione del Regio Biglietto 12 aprile 1768 da parte del nuovo governo sabaudo (subentrato nel 1733 a quello milanese), venne adibita a deposito delle granaglie in assegnazione alle popolazioni della valle Anzasca. E' probabile che a questo uso fossero adibiti i piani inferiori, e forse a quest'epoca si può far risalire l'asportazione del camino nella sala a pianterreno di cui si fa menzione in seguito. La visione d'insieme della torre mostra la funzione che essa doveva avere, cioè quella di vigilare e insieme quella di offrire un prestigioso soggiorno vista l'eleganza delle forme rinascimentali. Si può ritenere che sul luogo esistesse già dal medioevo, o forse dalla più remota antichità, una torre o una casa forte a controllo di una via assai importante che conduceva verso il passo del monte Moro e da lì in Svizzera. Quando fu innalzata l'attuale torre, cioè alla fine del XVI secolo, la necessità di vigilare non aveva più una grande importanza. La torre è costituita da cinque piani raggiungibili mediante una scala interna abbastanza ripida ed eseguita con notevole accuratezza oltre che ben illuminata. Nulla è rimasto dell'arredamento interno. Ben conservati rimangono gli stipiti delle porte che sono in pietra scolpiti a mano con segmenti retti, che ottengono un buon effetto pittorico. Persino le alzate degli scalini sono lavorate a mano con disegni simili a quegli degli stipiti, mentre le pedate sono arrotondate sulla parte a vista. Identico trattamento hanno gli stipiti e gli architravi delle finestre. Ogni piano è costituito da un unico salone, a pianta quadrata, coperto da una volta a padiglione lunettata lungo tutto il perimetro; le lunette sono talvolta sostenute da un capitello pensile o peduccio di disegno semplice ed armonioso, oppure poggiano su una fascia continua a rilievo. Al piano terreno il cui ingresso, rivolto a ovest, si apre su un piccolo cortiletto, era caratterizzato dalla presenza di un vasto camino, ora asportato, che doveva presentare i caratteri tradizionali della cappa posata su mensole e vasto architrave. Al primo piano la volta poggia su eleganti peducci in serizzo, e si trova invece un camino ornato con sagome eleganti in puro stile cinquecentesco, realizzato in serizzo. Al secondo piano il riquadro centrale del soffitto voltato è decorato a stucco in forte rilievo. Gli stilemi barocchi della decorazione, costituita da un cartiglio a svolazzi ornato di maschere e puttini e contenente lo stemma della famiglia Ferreri, denuncia di
appartenere ad un epoca posteriore a quella della prima erezione della casa. Qui le velette del soffitto non insistono più su peducci, ma su fascia continua priva di modanature e ornamenti. Il terzo piano è definibile come "il piano delle feritoie" per il gran numero di feritoie che lo contraddistingue: prima ancora di raggiungere il pianerottolo si apre a sinistra una prima feritoia, mentre sul ripiano, sempre a sinistra, un'ampia finestra a sedili ha sotto il parapetto una piccola feritoia. Pure nella parete di fronte vi sono tre feritoie, tutte disposte asimmetricamente, con scopo probabilmente decorativo. Anche le finestre della scala adiacente sono munite di feritoie.
Da notare al secondo e al terzo piano un armadio a muro ricavato nella parete in cui si apre la porta d'entrata: esso conserva l'anta in legno originale cinquecentesca; anche le porte di accesso ai saloni appaiono risalire al cinquecento, e quella del terzo piano venne successivamente foderata da uno spesso foglio di lamiera di ferro per ragioni di sicurezza. Il piano sicuramente più interessante risulta comunque il quarto, dove si trova il locale più ampio e meno alto, coperto da un semplice soffitto in legno a travi ed assito e illuminato da ben dieci finestre che, sotto al davanzale, hanno la feritoia, anche se murata, probabilmente per ripararsi dal vento. Il locale risulta essere più vasto di quelli sottostanti in quanto viene a mancare la parete divisoria con la scala. L'elemento di straordinario interesse di questa sala è quella di avere tutte le pareti decorate da un ciclo di affreschi di notevole qualità, eseguiti probabilmente un anno dopo la fine dei lavori di costruzione della torre e cioè nel 1598, data che s'intravede in una scritta inserita dall'autore in una parte dell'affresco. Purtroppo le pitture sono in pessimo stato in parte a causa dell'umidità e in parte per la tecnica usata, che è un compromesso tra l'affresco e la tempera. In molti punti il colore è caduto, ma fortunatamente ne è rimasta ben visibile la sinopia, eseguita con pennellate agili ed estemporanee. La parete è alta circa tre metri; sopra le finestre corre un fregio che si svolge su quasi tutto lo spazio perimetrale: in esso sono contenute scene di caccia ed altre di tema mitologico, che si concludono con un banchetto dove appare una tavola imbandita di selvaggina e di pani. Sotto a questo friso continuo la parete, suddivisa in settori dalle finestre, lungo i cui piedritti sono dipinti mensoloni o tripodi o sostegni di varia foggia sui quali si appoggiano busti umani o di animali in funzione di cariatide. La porzione di parete compresa tra questi elementi recava composizioni con scene mitologiche ora quasi illeggibili, mentre in posizione centrale nei lati ovest, nord e sud era dipinto una sorta di drappo steso verticalmente, a imitazione di una modalità decorativo di origine medioevale e sopravvissuta almeno fino al XV-XVI secolo. Questo ciclo pittorico rimane ad oggi anonimo; il pittore non rivela un livello culturale molto elevato, l'opera è sicuramente interessante come documento di costumi, armi e usanze di caccia della fine del '500. Rilevante anche il fatto che tutte le finestre conservano ancora il sistema originale a scuri interni, che supplivano anche alla funzione di serramento vero e proprio. Il tetto della torre è a cuspide coperta di lastre di beola; è sorretto da un sistema ad albero formato da grosse travi in legno. Mensoloni ben sagomati sostengono la gronda assai sporgente. Nei quattro spigoli si ergono eleganti pinnacoli ed uno più slanciato sul vertice: tutti reggono delle piccole croci. Interessante e curiosa appare poi la forma data ai comignoli. Per renderli funzionali, anche malgrado i venti insistenti e prepotenti che soffiavano dalla Valle Anzasca, furono pittorescamente incappucciati cosicché lo sfogo risulta diretto quasi verso il basso. Altri link consigliati: http://www.ossolanews.info/ultime/index.php/tutte/2532-la-torre-di-piedimulera-aula-straordinaria-del-corso-di-aggiornamento-delle-guide-escursionistiche, http://www.piemontedalvivo.it/home/wp-content/uploads/2013/07/PIEDIMULERA-storia-arte-tradizioni.pdf

Fonti: http://www.comune.piedimulera.vb.it/ComSchedaTem.asp?Id=24103

Foto: da http://lavalledelrosa.forumfree.it/?t=53687915 e di Marco Carnelli su http://www.panoramio.com/photo/58844611

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