giovedì 12 novembre 2015

Il castello di giovedì 12 novembre






FOSDINOVO (MS) - Castello Malaspina

Dimora storica iscritta all' A.D.S.I. e vincolata dalla Sopritendenza per i beni artistici e architettonici, è il castello più grande e meglio conservato della Lunigiana, recentemente restaurato. Il maniero di Fosdinovo è stato residenza principale del marchese, reggitore dell'omonimo feudo, appartenente ad uno dei rami dei Malaspina dello Spino Fiorito, dal XIV al XVIII secolo. La costruzione dell’imponente fortezza, che si fonde perfettamente con la roccia arenaria, ebbe inizio nella seconda metà del XII secolo, anche se si parla del Castrum Fosdinovense già in un documento di Lucca del 1084. Innalzata a dominio e difesa del primitivo Castro di Fosdinovo, in posizione ideale per controllare lo sbocco al mare della Lunigiana e delle sue strade e valichi appenninici, dal 1124 se ne hanno notizie come subfeudo dei Vescovi di Luni controllato dai nobili di Erberia. Nel 1340 venne ufficialmente ceduto dai Nobili di Fosdinovo a Spinetta Malaspina, morto nel 1352. Egli creò così il marchesato di Fosdinovo risiedendo nel castello che il nipote Galeotto I (figlio del fratello Azzolino), scomparso nel 1367, in seguito ingrandì e abbellì. Galeotto I sposò Argentina Grimaldi e fu un famoso giureconsulto. Il suo monumento funebre è senza dubbio l’opera d’arte più significativa conservata all’interno della chiesa di San Remigio. Da allora i Malaspina dello Spino Fiorito governarono sul prestigioso feudo ininterrottamente per quasi cinque secoli. Solo l’avvento della rivoluzione francese, ed i suoi echi, posero termine al loro dominio, con l’annessione dello stesso alla Repubblica Cisalpina. Si trattò tuttavia di una breve parentesi. Per effetto del Congresso di Vienna del 1815, infatti, gli ex feudi dei Malaspina furono incorporati nel ducato di Modena e Reggio. Nella parte finale del Quattrocento fu restaurato razionalmente da Gabriele II Malaspina. Nel Cinquecento, grazie all’opera del suddetto regnante e del suo successore Lorenzo Malaspina, il castello acquistò l’aspetto di dimora gentilizia e la dimensione di corte rinascimentale, mentre nel Seicento, durante il marchesato di Giacomo (Jacopo) II Malaspina, il borgo si ingrandì ulteriormente fino a contare, nel 1636, ben ottocento “fuochi”. Il castello di Fosdinovo si compone di una pianta quadrangolare con quattro torri rotonde orientate, un bastione semicircolare, due cortili interni (uno centrale), camminamenti di ronda sopra i tetti, giardini pensili, loggiati ed un avamposto verso il paese, detto anticamente lo “spuntone”, formidabile strumento difensivo (una sorta di rivellino). Protetta, nei tempi trascorsi, da un ponte levatoio, la porta d’ingresso duecentesca introduce in un piccolo cortile in stile romanico dove una colonna marmorea, anch’essa del Duecento, ne sostiene i loggiati superiori. Dal cortile, dove si trovavano i cannoni difensivi, partono le larghe rampe di scale (ci si passava con i cavalli) che conducono a quello più grande centrale. Questo presenta un elegante porticato rinascimentale con colonne in pietra, un pozzo ed un bel portale cinquecentesco in marmo da cui comincia il percorso per raggiungere le sale del castello, arredate ed affrescate alla fine del 1800. La Sala d’ingresso, la Sala da pranzo col grande camino settecentesco e le ceramiche da farmacia del Seicento, la Sala del trono, il vasto Salone con gli attigui salotti e la camera del trabocchetto (o "pozzo della dimenticanza") con la sottostante camera delle torture. Si racconta che proprio da questa stanza, la marchesa Cristina Adelaide Pallavicino, sposa di Ippolito Malaspina, donna malvagia e lussuriosa, eliminava i suoi amanti facendoli cadere nella botola situata ai piedi del letto. Più verosimilmente il trabochetto veniva usato, ma per eliminare i nemici politici dei potenti signori. E proprio i trabocchetti erano una caratteristica del castello. Ne esistevano tre, due nel loggiato che dava sull’orto ed uno nella torre d’angolo. Alla loro base erano infissi affilati coltelli con la punta rivolta verso l’alto, di modo che lo sventurato, una volta caduto dalla botola attivata con una molla, veniva colto immediatamente dalla morte. Oltre a questi tremendi strumenti di tortura, ne esisteva un altro ancor più terribile. Si trattava di un braccio di ferro che sporgeva dal muro della torre, ad esso era applicata una carrucola ed un anello murato in terra, collegati da una corda. Il torturato veniva appeso e lasciato penzoloni sotto gli occhi di tutti, finché non fosse morto. Nella più antica torre di levante, si trova la cosiddetta “camera di Dante”, dove, secondo la tradizione, dormì il Sommo Poeta quando fu ospitato nel castello durante il periodo di esilio. Gli affreschi presenti nel grande salone centrale raffigurano proprio l’antica amicizia di Dante con i Malaspina, ricordata da Giovanni Boccaccio. I piani superiori sono contraddistinti da altre sale arredate. Dopo la rivoluzione del 1848 a Fosdinovo si costituì un primo governo provvisorio. Ma l’anno successivo di nuovo gli austriaci restaurarono il governo estense che durò fino al 1859. Si formò allora a Fosdinovo il secondo governo provvisorio durato fino alla proclamazione del Regno d’Italia. Il castello nel frattempo, con la morte di Carlo Emanuele Malaspina, era passato in proprietà al marchese Giuseppe Azzolino che aveva cercato di venderlo ad un notaio. Questi l’avrebbe sicuramente demolito, se non fosse stato per l’intervento della casa ducale di Modena la quale, sostituendosi all’acquirente, impedì la distruzione di uno dei più bei castelli della Lunigiana. Fu quindi comprato dall’amministrazione dell’ospedale di Fosdinovo. Nel 1866 fu finalmente, e definitivamente, riacquistato dal marchese Carlo, figlio di Torquato, che così restituiva alla famiglia quello che era stato da essa custodito per quasi un millennio. Alla sua morte passò in eredità al fratello Alfonso il quale, non avendo avuto figli, lo lasciò al nipote Alessandro, figlio della sorella Cristina e del marchese Filippo Torrigiani, senatore del regno. Insieme ai beni Alessandro ne acquisì anche il nome. Gli successe il figlio Carlo Filippo Torrigiani Malaspina. A lui si devono tutti quei lavori di restauro che, durati dal 1960 al 1965, riportarono il castello al suo antico splendore dopo i devastanti bombardamenti della seconda guerra mondiale. Il castello è oggi visitabile ed è completamente ammobiliato. Proprio al Castello di Fosdinovo, qualche anno fa, sono state ritrovati i resti di ossa che si sono rivelate appartenere a un essere umano, probabilmente una donna, e a due animali di specie diversa. Questa scoperta ha delle strane coincidenze con quella che a Fosdinovo credevano fosse soltanto una leggenda: la storia di Bianca Maria Aloisia. Vissuta a metà del XIII secolo, Bianca è una giovane Malaspina che, noncurante del suo blasone, s’innamorò dello stalliere del castello. L'amore dei due giovani, fatto di incontri clandestini, si rivelò profondo e sincero. Quando il padre di Bianca, potente signore di Fosdinovo, le annunciò che era stata promessa in sposa a un cavaliere dei dintorni, la ragazza si oppose con tutte le sue forze e dichiarò amore eterno allo stalliere, ma il padre non potendo accettare un tale disonore la fece rinchiudere a vita monastica nel vicino convento. Al convento la ragazza continuò ad avere appuntamenti clandestini con lo stalliere e, secondo una versione della vicenda, in uno di questi rimase incinta. Un'altra versione dice semplicemente che si rifiutò di prendere i voti. In ogni caso, venne allontanata dal convento e rispedita al castello. Bianca era diventata lo scandalo sulla bocca di tutti: nobili e popolani non facevano altro che parlare di lei. La famiglia Malaspina, ferita nell'orgoglio, decise di mettere a tacere la questione nel modo più crudele. Il giovane stalliere fu ucciso tra mille tormenti e a Bianca non andò meglio. Trascinata nelle segrete del castello, venne torturata con ferri arroventati e macchine diaboliche che le torsero gli arti. Le viene chiesto di pentirsi e di accettare la clausura, ma la giovane allo stremo delle forze mantenne ferma la sua volontà e non rinnegò il suo amore. Accecato dall'odio, il padre la condannò infine alla peggiore delle pene. Alcune guardie la rimisero in piedi e la costrinsero a camminare per lunghi corridoi fino a una piccola stanza buia. Lì legarono la ragazza con una catena che le permetteva di fare solo qualche passo e, mattone su mattone, la murarono viva. Bianca morì nel buio dei sotterranei, ma non da sola. Con lei il padre rinchiuse un cinghiale, simbolo della ribellione alle regole della famiglia, e un cane, simbolo del suo amore fedele. Sul web c'è questo video di Manuel Tani, in cui si parla del castello di Fosdinovo: https://www.youtube.com/watch?v=Mae0GUfRuPg. Altri link consigliati, per approfondimenti: http://www.icastelli.it/castle-1238147056-castello_malaspina_di_fosdinovo-it.php, www.castellodifosdinovo.it

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_Malaspina_(Fosdinovo), http://www.latelanera.com/misteriefolclore/misteriefolclore.asp?id=191, http://www.castellitoscani.com/italian/fosdinovo.htm

Foto: di Walter Bilotta su http://tramedilunigiana.it/it/risorsa/castello/castello-di-fosdinovo e da http://www.camistella.it/Affittacamere_Stella/Fosdinovo_1.html

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