venerdì 4 marzo 2016

Il castello di sabato 5 marzo






RACALMUTO (AG) – Castello Chiaramonte

Racalmuto, paese agricolo posto a venticinque chilometri da Agrigento, si sviluppò come borgo attorno al Castello dei Chiaramonte nel periodo della conquista normanna. La costruzione della fortezza risale al tempo dei normanni ed esattamente nel periodo della baronia di Roberto Malcovenant, un francese al seguito di Re Ruggero d'Altavilla. Successivamente Federico d’Aragona (1272-1337) trasferì la proprietà del castello e del feudo circostante a Federico II Chiaramonte. Non si conoscono le modalità di acquisizione da parte loro del feudo e del casale. Si ipotizza il passaggio del possedimento ai Chiaramonte per linea ereditaria, attraverso il matrimonio di Manfredi I Chiaramonte con Isabella Mosca, figlia di Federico. Il feudo dalla fine del XIII secolo venne intestato al fratello Federico II Chiaramonte, padre di quella Costanza che nel 1307, sposando Antonio del Carretto, ne determinò successivamente il possesso, durato fino agli inizi del XVIII, da parte della famiglia di origine ligure. I nuovi signori di Racalmuto rifondarono, all'inizio del Trecento, la modesta dimora, rendendola imponente. Da un interessante documento, trascritto in un registro dell’ Archivio di Stato di Pisa, riferibile all’epoca della riconquista del Regno da parte di Martino I e Maria a partire dal 1392, il castello viene classificato come “Castrum cum habitacione”. E’ questo un tipo edilizio fondamentalmente nuovo per quanto riguarda lo sviluppo dell’architettura siciliana in cui si coniugano esigenze di tipo difensivo con quelle residenziali, ed in cui si manifesta la volontà di rappresentare, attraverso l’architettura, il prestigio delle famiglie baronali. Anche i Chiaramonte prima e i Del Carretto poi non rimasero estranei al contesto culturale isolano post-svevo. Fu nel “300 che si determinò la “ facies” dell’edificio, mantenuta nel tempo nonostante le successive manomissioni. Nel 1454, a Racalmuto, scoppiò una rivolta antifeudale e un documento del 1512 testimonia la presenza di un carcere all’interno del Castello. Alla metà del ‘500 risale la grande ristrutturazione dell’edificio, documentata dal testamento del 1560 di Giovanni III Del Carretto, che ha interessato l’ala nord, l’ala ovest, la costruzione ex novo del corpo di fabbrica, avanzato rispetto al filo delle precedenti murature, sul lato piazza, la realizzazione del balcone tra le due torri. Da quel momento in poi la struttura ha subito un continuo decadimento e agli inizi del secolo XX l’edificio risultava abbandonato e interessato da crolli nell’angolo nordovest. Nel 1925 il castello venne acquistato da Padre Cipolla per adibirlo a convento e ad asilo per l’infanzia: in seguito al fallimento della Cassa Rurale, di cui era presidente, venne messo in vendita ed acquistato, per la parte a sud e a ovest, da privati che ne fecero la propria abitazione e per la parte a est e a nord dal Comune. Gli interventi di ristrutturazione operati a partire dagli anni “20 e ripresi negli anni “60, entrambi finalizzati all’adattamento della struttura allo svolgimento di attività sociali e didattiche sono stati quelli che hanno alterato i caratteri tipologici e formali della costruzione. Tra il dicembre del 1997 e il gennaio del 2000 sono stati eseguiti lavori di restauro del Castello Chiarmontano che hanno riguardato la porzione di proprietà pubblica, e in particolare i tre livelli che costituiscono l’ala nord e la porzione superiore dell’ala ovest. Il maniero si erge a oriente del centro abitato e si sviluppa su una struttura poligonale dalla massa compatta. Il prospetto della fortezza, posto sul cosiddetto piano castello, una terrazza di solida roccia, ha mura dallo spessore di circa due metri chiuse da due alte e colossali torri e corredate di due file di dodici finestre. Il lato meridionale ospita al piano terra porte a arcate, una linea di balconi al piano nobile e una serie di finestre sparse senza un ordine preciso sulla facciata. Il castello si articola su tre elevazioni fuori terra e ripete in tutte le elevazioni il medesimo schema distributivo, consistente nella successione di vani intercomunicanti che delimitano una corte interna. I vari piani sono serviti da una scala, a cui si accede da un’apertura ad arco ogivale rifatta in corrispondenza di un preesistente arcone, oggi, inglobato nel paramento murario sulla corte. Attraverso la stessa scala si accede all’ala nord della struttura: si tratta di un corpo a tre livelli, a sviluppo longitudinale, caratterizzato per ogni piano dalla disposizione in sequenza continua degli ambienti. Al primo piano si trova la sala convegni, che si affaccia sul fronte est con un interessante balcone cinquecentesco su mensole lapidee e con decorazioni a bassorilievo. Il salone è oggi affiancato da un vano a cielo libero, che si apre sul lato piazza, residuo di un diroccamento avvenuto negli anni “70. Il complesso si chiude nei lati sud e sud-ovest, con un grande blocco quadrangolare, che risale ad un intervento di ristrutturazione eseguito nella metà del “500. La configurazione fondamentale della struttura è databile tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo in coincidenza con l’affermarsi dei Chiaramonte. In particolare i resti delle due bifore del prospetto sulla corte, affiorate dopo il restauro, sono una reminiscenza del periodo svevo il cui richiamo è frequente nelle strutture chiaramontane. Nel prospetto della corte interna, recentemente restaurato, che mantiene l’originaria muratura, si aprono, a piano terra, tre vani d’accesso. Il portale più grande presenta una cornice realizzata con conci squadrati; l’altro ingresso ad arco acuto presenta una decorazione bicroma, ai cui lati sono disposte due nicchie con lo stesso motivo decorativo. Ad un’età chiaramontana più matura si può invece datare l’edicola della corte per l’utilizzo del repertorio decorativo tipico dell’architettura chiaramontana: capitelli a foglia uncinata, l’arco ogivale a doppia ghiera. A caratterizzare il Castello sono le due torri angolari, a pianta circolare, che richiamano il periodo svevo, il cui carattere militare è espresso dalle strette feritoie. Nella torre a sud, al suo interno, è parzialmente allocata una scaletta, di collegamento tra i corpi del castello. Inoltre ha una copertura a cupola in mattoni in cotto. La torre di sinistra si conserva nella sua forma originale mentre quella di destra è stata rifatta a belvedere. Il castello, per la pianta trapezoidale, per le tipiche finestre, per i torrioni a base circolare, per la disposizione del portale e degli ingressi secondari, è sicuramente una costruzione caratteristica dell'architettura militare del periodo svevo. II maniero è circondato sul lato sud-ovest da minute costruzioni e da un muro di cinta che racchiude un appezzamento di terreno. All'inizio del Novecento il castello è stato dichiarato monumento nazionale. Una curiosità: il conte Girolamo II del Carretto venne ucciso dal suo servo nel 1622, per mandato di un monaco del Convento degli Agostiniani riformati, certo Evodio da Polizzi. Secondo la tradizione era al balcone mentre guardava la fontana. Per saperne di più consiglio la lettura della scheda di Vita Russo al seguente link: http://www.mondimedievali.net/Castelli/Sicilia/agrigento/racalmuto.htm



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