giovedì 30 novembre 2017

Il castello di giovedì 30 novembre





AMELIA (TR) - Castello di Collicello

Collicello è tra le rocche amerine che ha conservato maggiormente integro il suo aspetto medievale essendo molto rare le moderne costruzioni nel suo comprensorio. Questo caratteristico castello sorge su una collina boscosa (da cui tra il suo nome Collicello) ed è stato per secoli il baluardo amerino più distante a contrastare i vicini domini di Todi. Infatti a poche centinaia di metri dall’abitato si trovava il castello di Canale, antico possedimento della famiglia todina dei Chiaravalle (chiamati anche conti di Canale). Nel 1342 fu sottomesso in maniera definitiva alla giurisdizione di Amelia tramite un giuramento di fedeltà a cui la obbligò Giordano Orsini, rettore del Patrimonio della Chiesa. Nel 1404 il Comune di Amelia fece costruire un fortilizio tra le mura di Collicello, così da costituire una più sicura difesa verso le mire espansionistiche dei Chiaravalle, ma nel 1460, i chiaravellesi attaccarono il castello che venne in parte dato alle fiamme. Per una migliore difesa di Collicello, fu allora stanziata in loco una guarnigione armata con cento verrettoni (ossia arma costituita da un’asta metallica da lanciare a mano o con la balestra) ed una bombarda capace di lanciare una palla di cannone dal peso di ben trenta libbre. Collicello nel 1461 fu devastato dalle milizie di Matteo Chiaravalle che voleva vendicare il padre Ulisse rinchiuso nelle prigioni di Amelia per volere di Pio II. È con i versi dello storico Mons. Di Tommaso che viene descritto quell’evento terribile: “Quando, sul finire del novembre, i Chiaravellesi, approfittando della assenza di gran parte dei difensori di Collicello, calati ad Amelia per provviste di vettovaglie, invasero quel castello, per indi colpire gl’invasori. E allora i chiaravallesi furenti entrarono alle mura nelle case, risparimate dal primo incendio, e le diedero alle fiamme: eccetto sette soltanto“.Un'immediata ritorsione si ebbe nel 1462, quando le truppe pontificie e quelle amerine, comandate da Raffaele Caymo, si scontrarono con i Chiaravalle che furono duramente sconfitti nei pressi del loro castello di Canale, che per ordine di Papa Pio II venne abbattuto. Nel 1467 Paolo II (Pietro Barbo), stanco delle prepotenze di Guglielmo, Matteo e Piergiovanni Chiaravalle, diventati ormai signori anche di Canale e Frattuccia, ordinò ad Angelo Piccoli, governatore di Narni, di abbattere i loro castelli e di vendere il tutto per 4000 ducati d’oro (quasi 16 kg di oro puro) ai comuni di Todi e Amelia. Nel 1474 Piergiovanni, uno dei capi dei ghibellini, fu imprigionato a Roma come sospetto mandante dell’omicidio di Gabriele Atti, capo dei guelfi. Insorse immediatamente il fratello Matteo tentando di occupare i possedimenti del papa nel contado tuderte, ma i guelfi con l’aiuto degli Orsini, baroni di Roma, cacciarono Matteo. Nel giugno 1474, Giuliano della Rovere (futuro papa Giulio II), legato pontificio, alla testa di truppe papali si portò nel territorio di Collicello per cercare di ricomporre la pace con i Chiaravalle. Giuliano mosse verso Todi insieme al suo fido Lorenzo Zane con 3500 fanti e cavalieri: ordinò il rientro dei fuoriusciti ad eccezione di Matteo Chiaravalle, dei suoi fratelli e figli. Sul finire dell’aprile del 1477 Matteo, insieme al genovese Domenico Doria, fu imprigionato in Castel Sant’Angelo con l’accusa di aver ordito una congiura, su istigazione di Giuliano della Rovere, contro il cugino Girolamo Riario, marito di Caterina Sforza e signore assoluto delle rocche di Forlì e di Dozza (Bologna). Nell’agosto del 1500 dalle truppe di Bartolomeo da Alviano e di Vitellozzo Vitelli distrussero completamente il castello della famiglia Chiaravalle. I Chiaravalle, debellati e sottomessi, si trasferirono a Rieti e a Terni dove assunsero rispettivamente il nome di marchesi e conti Canale, rinunciando per sempre al loro antico cognome.Nel 1527 subì il saccheggio dei lanzichenecchi; nel ‘600 e nel ‘700, sotto la tutela della Chiesa, trovò lunghi periodi di pace e tranquillità. Con la restaurazione passò sotto il Comune di Amelia. L’impronta medievale del borgo è immediatamente visibile all’arrivo nella piazza su cui troneggia il campanile merlato. Nelle mura si apre la porta nuova, costruita nel secolo scorso, quando l’attuale strada comunale divenne l’accesso principale al paese. Oggi Collicello conserva in ottimo stato la sua cerchia muraria, la porta d'ingresso con arco a ghiera esterna di pietra concia e le sue bellissime otto torri di guardia a base quadrata, alcune con merlatura. Due di esse sono dislocate lungo il tratto di mura visibili dalla piazza e una terza è andata distrutta nel primo dopoguerra. Nella parte nord-ovest si alza imponente la torre di difesa costruita nel Trecento per fronteggiare il dirimpettaio castello di Canale. Restaurata recentemente è visitabile su richiesta. Nella parte centrale si trova la chiesa di San Giovanni Evangelista, patrono di Collicello. Di epoca sicuramente successiva alla costruzione del castello, conserva un antico organo a canne. Interessanti sono gli affreschi conservati al suo interno, collocati nel catino absidale, in cui sono raffigurate la Madonna con il Bambino tra i Santi Michele Arcangelo e Giovanni Evangelista con la veduta di Collicello. L'opera fu realizzata dal pittore e decoratore tuderte Benedetto Cascianelli nel 1948. Nella parte inferiore troviamo la “porta vecchia”, l’antico accesso al borgo. Si apre su un piazzale da cui si gode un bellissimo panorama sulla campagna circostante. Alcuni tratti delle mura sono stati inglobati in abitazioni costruite nei secoli precedenti.

Fonti: http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-collicello-amelia-tr/, http://turismoqr.it/amelia/collicello.html, http://collicello.it/cosavedere.htm

Foto: le prime due sono prese da http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-collicello-amelia-tr/, la terza è presa da http://www.millesagre.it/sagre-manifestazioni/sagra-della-fava-cottora-dellamerino/

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